Terza corsia A2: ‘Siamo pronti a bloccare il progetto’
Articolo pubblicato su “la Regione” del 04.01.2022 a firma di Daniela Carugati
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Articolo pubblicato su “la Regione” del 04.01.2022 a firma di Daniela Carugati
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Nessun voto da parte mia e nessun credito agli uscenti che si ripresentano al voto di aprile, in quanto hanno dimostrato nei fatti completa miopia e scelte inappropriate almeno su due oggetti di rilevante importanza per la salvaguardia dell’ambiente e per garantire uno sviluppo, per quanto ancora possibile, sostenibile ed armonioso di ciò che resta del nostro patrimonio naturale e “culturale” non edificato. In un periodo in cui la sostenibilià e l’uso parsimonioso del territorio sono elementi imprescindibili, da tenere in seria considerazione quando si pianifica l’estensione delle aree edificabili, qui si è voluto e preferito invece operare sulla scia e nell’ottica di politiche superate, assecondando di fatto interessi particolari e privati. Questi sono due esempi che porto all’attenzione di chi legge:
1 L’estensione dell’edificabilità sui mappali 440 e 202, nella fascia di verde perimetrale al nucleo storico di Arogno (definita degna di protezione nella sua integrità dall’ISOS, Inventario dei siti svizzeri da proteggere). Oggi infatti possiamo vedere una fitta serie di modine campeggiare sui mappali 440 e 202 che formano l’unico terrazzo pianeggiante prospiciente il nucleo con vista panoramica a 360 gradi sull’intera regione (Monte San Giorgio, patrimonio UNESCO; Collina di Vissino; nucleo storico di Arogno; Monte Sighignola; Val Mara; Monte Crocette; Monte Generoso). Un terreno che, per le sue qualità, dovrebbe eessere lasciato libero da costruzioni. Come è possibile? I piani regolatori non tutelano forse anche i punti panoramici di un territorio?
So che almeno sette opposizioni sono state inoltrate contro questo progetto. Due di queste opposizioni portano la firma di associazioni ticinesi per la salvaguarida della natura e del territorio.
2 Ricordiamo anche, con gli stessi attori principali, i due progetti per una discarica di rifiuti edili a Cassina-Marella: un primo progetto bocciato in referendum nel 2010 ed un secondo progetto, bloccato nel 2019 dai cittadini con la raccolta di 333 firme in poco più di un mese. Il sito di Cassina-Marella, ricordiamolo, si trova sulle pendici occidentali del Monte Generoso protetto oltre che dall’ IFP – Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale – anche da diverse schede del Piano Direttore Cantonale. Nelle norme di attuazione del PUC – Monte Generoso si può leggere all’Articolo 14.7 : “In tutto il comprensorio sono di principio vietate le deponie e le discariche. E’ riservata la formazione di piazze di compostaggio, previa autorizzazione del Dipartimento”. Con un’interpellanza del 5.12.2019 si è chiesto al Municipio di attivarsi presso l’Ufficio dei rifiuti e dei siti inquinati per lo stralcio della discarica dal Piano di Gestione dei Rifiuti del Cantone. Il Municipio decideva solamente di non andare avanti con il progetto di discarica, ma senza precludere l’utilizzo futuro del sito a tale scopo. Così la porta per un ennesimo progetto di discarica rimane sempre aperta….


















Scrive Benedetto Antonini sulla rivista della STAN (Società Ticinese per l’Arte e la Natura) “Il nostro Paese” n. 336, nell’articolo “Paesaggio: è tempo di cambiare prassi” a pagina 44:
“1. Chi fosse chiamato a intervenire su una parte, anche piccola, di territorio per trasformarlo, deve esaminare attentamente la situazione di fatto su scala regionale, locale e puntuale, come si desume anche dalle “Linee guida cantonali” per l’esame delle domande di costruzione pubblicate dal Dipartimento del territorio. Questo esame non può essere limitato alla visita dei luoghi, in situ o mediante dispositivi elettronici, oggi fortunatamente di facile accesso per chiunque, ma deve spingersi a valutare oltre ai documenti di Piano regolatore anche le schede di Piano direttore e l’applicabilità di eventuali inventari federali come l’ISOS, per l’appunto, l’inventario dei Paesaggi protetti (IFP) e l’inventario delle vie storiche (IVS). E con questi non citato che i principali.”
Mappale 440 Nessun voto Leggi tutto »
Articolo apparso su “l’Informatore” del 05.02.2020


Il Municipio di Melano scrive a Sommaruga Leggi tutto »
Articolo pubblicato su “la Regione” del 01.02.2021 a firma di Daniela Carugati

“Una petizione per salvare la regione dalla terza corsia A2” Leggi tutto »
CORRIERE DEL TICINO del 21.01.2021
Alan Del Don
https://epaper.cdt.ch/epaper/viewer.aspx?publication=CDT&date=21_01_2021&tpuid=523#page/15
«L’aggregazione ha portato disaffezione fra i cittadini»
BELLINZONA / Gli storici ex sindaci Marco Cereda (Sementina) e Flavio Guidotti (Monte Carasso) non nascondono una certa delusione dopo la prima legislatura: «I quartieri periferici si sono sentiti un po’ abbandonati dalle istituzioni»
«C’è una disaffezione generalizzata, a tal punto che purtroppo ci si abitua anche alle cose che non vanno». Non le ha mai mandate a dire, Marco Cereda. Da avvocato l’ex sindaco PLR di Sementina (dal 1996 al 2008) ha il dono dell’arte oratoria. Lo stile è pacato, mai sopra le righe. Le sue parole vanno dritte al nocciolo della questione. E l’argomento è di quelli che pesano: la nuova Bellinzona. «Ero favorevole all’aggregazione e lo sono tuttora, ma questo non vuol dire che tutto stia andando bene. La popolazione dei quartieri non si sente ancora abbastanza partecipe del progetto. Manca quella vicinanza che c’era negli ex Comuni fra autorità e cittadini», osserva con acume.
«Non si reclama a caso»
«Non ci sono quartieri di serie A e di serie B», è sempre stata la risposta tipo del Municipio alle critiche giunte da più parti in questi quasi quattro anni. I quartieri, insomma, sono un valore aggiunto, una ricchezza, come abbiamo titolato venerdì scorso dando spazio alle considerazioni dell’omonimo Servizio che si occupa di curare i rapporti fra l’amministrazione in senso lato e i paesi che compongono la Bellinzona unita. I responsabili hanno tracciato un bilancio positivo delle nove associazioni create finora sul territorio. All’appello mancano Gudo, Bellinzona, Monte Carasso e Sementina, nonostante ad esempio in questi ultimi due ex Comuni vi erano stati dei timidi approcci che finora non sono stati coronati da successo. Se la situazione dovesse restare la stessa fino ad aprile, allora il nuovo Esecutivo si vedrebbe costretto da regolamento a dar vita alle commissioni con nomina di sua competenza. «Difficile dire perché in quei quattro quartieri non sia nata un’iniziativa dal basso. L’unica spiegazione logica potrebbe essere che prima della fusione c’era un altro interesse per la vita di paese da parte della popolazione. Entravi nei bar e con i cittadini si parlava dei problemi di Sementina. Oggi non è più così. Adesso sembra quasi che quando si solleva qualcosa che non va si passa per quello che non fa altro che reclamare. L’ho sempre detto: l’aggregazione è una somma di conseguenze. E naturalmente non tutte possono essere positive». Quali sono quelle negative? «Sono in quello che la gente vede ogni giorno che non funziona. Le piccole cose. E quando queste piccole cose diventano molte, allora il cittadino teme di essere dimenticato».
Un piano finanziario chiaro
Marco Cereda negli ultimi anni ha più volte fatto le pulci al matrimonio allargato. Nell’ottobre 2018 aveva sollevato, attraverso i giornali, le prime censure, riguardanti soprattutto quella che a suo avviso era la parziale inefficienza delle squadre esterne. Dodici mesi dopo, durante una delle serate organizzate dal sindaco Mario Branda e dai colleghi nei quartieri, aveva rincarato la dose. Biasimando la scarsa cura del territorio e i pochi investimenti previsti in periferia. «Ci sono molte cose da sistemare. Attenzione: questo non vuol dire che prima andava bene tutto. Non sarà facile per il futuro Municipio risolvere il problema della disaffezione dei cittadini. Il piano finanziario è una buona base di partenza perché rende chiare quali decisioni si potranno prendere e quali invece no».
«Ero per un’unione a tappe»
Un altro osservatore privilegiato di quello che è successo nella prima storica legislatura è Flavio Guidotti, ex sindaco PPD di Monte Carasso per tre decenni, dal 1982 al 2012. «Guardi, non mi sorprende affatto che la popolazione si sia allontanata dalla politica. Era ampiamente prevedibile. Il trend infatti era già in atto. Di chi è la colpa: delle autorità o dei cittadini? Bel dilemma», esordisce il nostro interlocutore. Il quale nelle fasi preparatorie del progetto aggregativo aveva posto l’attenzione sul rischio che si correva partendo subito con un matrimonio a 17 (poi alle urne Arbedo-Castione, Cadenazzo, Lumino e Sant’Antonino dissero di no): «Ero per una fusione, all’inizio, di Bellinzona con Giubiasco e in seguito si sarebbe dovuto procedere a tappe. Molti miei concittadini si dicono oggi un po’ pentiti di aver detto sì all’unione. Che non ha risolto tutti i problemi, questo è palese». Ha un consiglio da dare al Municipio che uscirà dalle urne il 18 aprile? «Non ho la bacchetta magica. Avendo fatto politica per molti anni per me le cose sono un po’ più chiare, ma non me la sento di dare suggerimenti».
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Articolo pubblicato su “la Regione” del 24.12.2020
di @laRegione
Continua a non piacere a Melano il cosiddetto progetto di potenziamento dell’autostrada tra Lugano e Mendrisio. Un progetto che secondo quanto evidenziato in un’interpellanza interpartitica Plr, Ps e Melano popolare democratico, “avrà un impatto considerevole sul Comune, con delle conseguenze negative sulla qualità di vita e sull’attrattività del Comune per i residenti e i turisti”. La variante 4.2, selezionata dall’Ufficio federale delle strade (Ustra) e presentata pubblicamente in occasione di alcuni incontri con la popolazione, presenta, secondo i tredici firmatari, “numerose criticità, soprattutto per il nostro Comune. Se a Bissone e a Maroggia sarà infine possibile una ricomposizione paesaggistica, benché parziale, e una diminuzione del traffico in cantonale, Melano sarà al contrario fortemente penalizzato. Si troverà infatti a dover subire numerosi aspetti negativi, sia durante sia a conclusione del progetto, e non otterrà alcun vantaggio importante. In particolare, avremo nel nostro Comune il cantiere principale per il trattamento del materiale estratto durante la costruzione delle gallerie (sul terreno ex Tannini, una delle ultime aree verdi di grandi dimensioni sulle rive del Ceresio) e un nuovo semi-svincolo su due terreni verdi”.
Per i tredici consiglieri, inoltre, la situazione paesaggistica rimarrà invariata: “Le principali cause del degrado ambientale, ossia autostrada e strada cantonale, che tagliano in due il paese, resteranno dove sono. A Melano il traffico in cantonale non diminuirà in modo rilevante e aumenterà in autostrada, causando un aggravio del già importante inquinamento fonico e dell’aria. Quali misure compensative Ustra propone la creazione di un porto con valenza regionale (tra l’altro già richiesto dal Cantone nell’ambito della pianificazione del terreno ex-Tannini) e auspica, ma senza avere in merito potere decisionale, una rinaturazione delle rive tra Melano e Capolago, con la creazione di una passeggiata a lago e una ciclopista. A nostro avviso queste misure, benché positive, non sono assolutamente sufficienti per compensare gli svantaggi che questo progetto porterà al paese”.
Per queste ragioni, il progetto di potenziamento dell’autostrada tra Lugano e Mendrisio, e in particolare la variante 4.2, non ottiene il sostegno dei consiglieri firmatari, “come d’altronde già espresso da questo Consiglio comunale nella risoluzione del 14 gennaio 2019; così come da parte della popolazione, che ha pubblicamente manifestato la sua contrarietà a questo progetto”.
In vista della consultazione dei Comuni sul progetto, si legge peraltro nell’interpellanza, “riteniamo che alcune garanzie minime, in parte già espresse nell’Appello del 23 giugno 2020 indirizzato al Gran Consiglio e sostenuto in larga maggioranza dai Municipali e Consiglieri comunali di Melano, debbano essere richieste a Ustra. In particolare:
– l’aggiunta al progetto del prolungamento in galleria a sud di Maroggia, in particolare mediante la garanzia dell’inizio, il prima possibile, della pianificazione per la circonvallazione in galleria del comune di Melano. Riteniamo infatti che interventi sull’A2 con un impatto rilevante sul territorio, come il progetto PoLuMe, andrebbero pianificati, per essere efficaci, a livello regionale. L’aumento della capacità stradale inoltre può essere accettato solo se compensato da un reale miglioramento paesaggistico e ambientale. Questo può essere garantito solo con lo spostamento in galleria di tutto il tracciato.
– Il coordinamento con il prolungamento a sud di AlpTransit. PoLuMe e AlpTransit avranno un impatto importante sul territorio, sia a progetti conclusi, ma anche durante la realizzazione. Per evitare di dover convivere con due cantieri di notevoli dimensioni in rapida successione sull’arco di 20 anni, con tutti i disagi che ne derivano per i residenti, è fondamentale garantire un coordinamento di questi due grandi progetti e la realizzazione simultanea di talune opere, anche con l’obiettivo di ridurre i costi.
In relazione alla progettazione di AlpTransit, i consiglieri approfittano dell’occasione “per sostenere la presa di posizione del Municipio di Melano che contesta l’ipotesi di variante AlpTransit con la realizzazione della prima tappa in galleria solo da Melano a Chiasso e che prevede un raccordo a Lenaccio. Come espresso dal Municipio, riteniamo fondamentale per il nostro Comune e per tutta la regione che la galleria parta almeno da Bissone”.
Da qui le richieste rivolte al Municipio di Melano:
– Elencare in dettaglio nella risposta alla consultazione al progetto le criticità per il nostro Comune conseguenti alla scelta della variante 4.2 del Polume (sopra citate)?
– Chiedere, sempre nella risposta alla consultazione e quale compensazione ai numerosi svantaggi per il nostro Comune derivanti dalla realizzazione di questo progetto, l’aggiunta della circonvallazione di Melano in galleria, iniziando il prima possibile la progettazione in questo senso?
– Chiedere ai Municipi dei Comuni limitrofi, e in particolare a quelli che faranno parte del nuovo Comune aggregato Val Mara, di includere le richieste dei due punti precedenti anche nelle loro risposte alla consultazione, quale sostegno al nostro Comune e futuro quartiere del comune aggregato?
Questi i firmatari: Sofia Mangili, Camillo Mangili, Marzio Proietti, Mariagrazia Proietti, Martino Casellini, Jgor Zocchetti, Pia Pittaluga, Raoul Ritter, Alessandro Cavasin, Rosalba Cavasin, Ornella Meroni Bernasconi, Beatrice Ferrari e Theo Maffei.
“L’autostrada Lugano-Mendrisio continua a non piacere” Leggi tutto »
Articolo apparso su “l’Informatore” del 24.12.2020

A2 “potenziata”, le richieste di Melano Leggi tutto »
Troviamo questo scritto nella casella di posta elettronica e lo pubblichiamo volentieri.
Una giornata da Valmarese
Ho appena spento la luce. Il sonno arriva piano piano e con esso immagini sempre più nitide…Sogno di essere un Valmarese, già da alcuni anni.
-Di dove sei?, mi chiede il mio nuovo compagno di lavoro , e io rispondo: – Di Ar…, cioè, di Valmara. Lo sguardo incredulo del mio interlocutore mi costringe per l’ennesima volta a spiegare che non abito in una valle, ma in un paese che un tempo era il comune di Arogno, ma che ora, purtroppo, non c’è più. Lui non capisce perché, se è un paese, si chiama con il nome di una valle.
-Lascia perdere, gli dico.
Devo andare in Municipio per ottenere un estratto della mappa comunale. Prendo l’autopostale, perché non guido. Devo andare a Melano, ma poi, per rientrare, quanto dovrò aspettare? Mah! Trovo il Municipio, è il municipio di Valmara. Bello, non c’è che dire. La signorina mi chiede un documento di identificazione,…sa, non la conosco. Già, come potrebbe conoscermi? Neanch’io la conosco. -Le preparo l’estratto per domani, può passare a prenderlo? Che vuoi che dica? Altro autopostale, altre ore di attesa, mezza giornata persa. -D’accordo, tornerò domani.
La sera, mio nipote, che frequenta le medie a Riva, mi chiede un aiuto per i compiti. Deve scrivere i nomi di sindaco, municipali, segretario comunale, presidente del Consiglio comunale. Non so che dire, uno mi pare di conoscerlo, credo sia di Rovio, ma non ne sono certo. Il sindaco…boh, il segretario…forse è il marito di…no, non può essere. Guardiamo in internet, se abbiamo fortuna li troviamo. Ci salviamo con la tecnologia.
Nella bucalettere trovo un volantino che annuncia per giovedì prossimo una conferenza interessante a Maroggia, organizzata dalla Commissione culturale di Rovio. Pare che presentino un nuovo progetto per la discarica. E io come ci vado? La sera non ci sono più corse postali. Dovrei chiedere in giro, magari conosco qualcuno che ci va. Quando Arogno c’era ancora, alle serate organizzate dalla Commissione culturale ci andavo a piedi. Mi sa che dovrò rinunciare.
Mi dicono che il Municipio ha proposto di spostare tutti gli allievi delle elementari a Melano. Si farebbero delle sezioni monoclassi invece delle pluriclassi e si risparmierebbero due docenti. Un bel guadagno sia per lo Stato che per il Comune. Alcuni genitori sono inferociti perché avevano promesso che le scuole sarebbero rimaste in paese. Hanno promosso una sottoscrizione da inviare a Bellizona. Hanno firmato tutti, anche quelli che volevano l’aggregazione. Chissà come andrà a finire!
A giorni arriveranno le dichiarazioni d’imposta. Quacuno le ha già ricevute. Quando sono diventato Valmarese, i primi tempi avevamo il moltiplicatore all’85%%. Adesso è già al 90%. Per forza, il debito aumenta a vista d’occhio. A Maroggia e Melano hanno fatto un sacco di lavori. Ad Arogno invece aspettiamo ancora di sistemare i posteggi sotto l’ex municipio. I due rappresentanti dell’ex comune di Arogno che siedono in Municipio ci hanno provato, ma sembra che le priorità siano altre. Forza, magari col tempo…
Suona la sveglia, il sogno svanisce. Mi sembra sia durato l’intera notte. Sul tavolo di cucina trovo una lettera del Municipio che stavo leggendo ieri sera. In alto a sinistra campeggia una bella testa di caprone. Sorrido compiaciuto. Sono ancora di Arogno.
Riflessioni sul volantino “Un futuro per Arogno” recapitato oggi a tutti i fuochi del paese dai sostenitori dell’aggregazione.
Se il volantino recapitato a tutti i fuochi è la risposta che avevi promesso…
Ritengo che questo insistere nel voler a tutti costi e frettolosamente reintegrare Arogno nel processo aggregativo sia pernicioso sotto molti punti di vista. Dimostrate di essere dei cattivi perdenti. Dopo aver accusato i contrari all’aggregazione di essere diffusori di disinformazione, ora dal volantino non traspare altra preoccupazione che quella economica e finanziaria a breve termine, che naturalmente è importante, ma non è l’unico aspetto rilevante nella vita di un Comune; mentre per voi la questione finanziaria è lo strumento principale su cui fare leva per ribaltare la votazione consultiva svoltasi in modo democratico. Una volta aggregati, se mai lo saremo, la questione finanziaria non sparirà come d’incanto. Sarà sempre lì, mentre scompariranno alcuni servizi di prossimità, come pure mestieri e professioni; non ci sarà più l’anima politico-amministrativa del comune, forse anche le scuole. Il villaggio diventerà un quartiere dormitorio in cui sarà sempre più difficile ottenere ciò di cui si ha bisogno, perché le esigenze di “quartiere” saranno vagliate e confrontate con le esigenze e le priorità degli altri quartieri dell’entità. E questa nuova entità in competizione con le altre, cosa non farà pur di essere attrattiva per le nuove famiglie? Costruirà centri sportivi, porti regionali, autosili, mentre i privati costruiranno, se potranno, stabili abitativi per le nuove famiglie, perché questa è lagica…
Nella attuale fase storica, però, questi processi disegnati a partire dagli anni Novanta, in epoca neoliberista, stanno dimostrando segni di esaurimento. Vuoi perché non hanno saputo corrispondere alle promesse, vuoi per un sempre maggiore senso di precarietà ed insoddisfazione che si è diffuso nella società e verso la classe politica in generale che ha cavalcato questa ideologia.
Con il tempo verrà meno anche l’attaccamento dei cittadini al territorio stesso, perché l’istituzione che lo governa sarà sempre meno raggiungibile, elitaria, lontana.
Avrei voluto più riflessione, e di spunti ce ne sono stati sui post pubblicati, sui processi aggregativi e la loro storia che rimanda a movimenti ben più ampi quali la globalizzazzione, l’urbanizzazione del territorio, la metropolizzazione, di cui su scala ridotta i processi aggregativi fanno parte, ma anche sugli attori che tali processi promuovono e amministrano.
Come senza riscontro, ad ulteriore prova che non c’è attenzione verso argomenti e fatti che potrebbero condizionare la tua e vostra visione, o che forse non capite, altrimenti non avreste scritto il capitoletto “E’ etico farsi mantenere?”, c’è il fatto che nel Canton Ticino nel 2020, 36 entità comunali hanno versato nel fondo di perequazione 70’459’639 milioni di franchi, mentre 78 entità, tra comuni e quartieri, hanno prelevato 72’459’639 milioni di franchi dal fondo di compensazione, di cui 2’000’000 dalle riserve.
Cosa vuol dire questo in un territorio come il Canton Ticino?
Non tutti possono creare ricchezza sul proprio territorio comunale. Molti dei cittadini di comuni che attingono al fondo di perequazione, partecipano come pendolari (medici, infermieri, impiegati, operai, insegnanti, cuochi camerieri, inservienti, eccetera, eccetera) alla creazione di ricchezza in quei centri dove la ricchezza si produce perché lì ci sono le infrastrutture, ci sono uffici, banche, fabbriche, scuole superiori, grandi magazzini, ristoranti, alberghi, musei, teatri. Ospedali. Senza apporti esterni, Lugano non sarebbe quella che è. In compenso i comuni che usufruiscono del fondo, partecipano alla creazione di ricchezza generale, assumendosi i costi delle infrastrutture locali come le strade, gli acquedotti, che permettono alle persone di viverci, i costi della formazione di base – le scuole comunali, per intenderci -, eccetera, eccetera. Lugano non sarebbe Lugano se attorno avessse il deserto. Ecco il senso del fondo di perequazione. E far leva sul senso etico a proposito di questo argomento sfiora la disonestà o l’ignoranza.
Renato Quadroni
Alcuni pensieri in libertà Leggi tutto »
Questito domenicale di Renato Quadroni, 06.12.2020
L’avanzata del movimento ecologista a scapito dei partiti tradizionali nelle ultime elezioni federali ed il rinvio delle votazioni comunali in Ticino in primavera, causa Covid-19, sono tra i motivi della “magica accelerazione” del processo aggregativo dei comuni della Val Mara, culminato nella votazione consultiva del 18 ottobre che sappiamo come è andata a finire. Occasione più unica che rara, avranno pensato alcuni sindaci che gestiscono questi comuni, per impostare il nuovo comune e fare gioco senza doversi confrontare con il risultato delle urne per ulteriori altri anni. Resta da capire chi era o chi erano i motori che trainavano il carro…
Occasione più unica che rara. Leggi tutto »
Lettera aperta ai Signori Municipali e Consiglieri comunali di Claude Stauffer, 02.12.2020
Aggregazione
Cari Signori Municipali, Cari Consiglieri comunali, Cari amici,
Come semplice cittadino, mi permetto inoltrarvi questa presa di posizione. Ho assistito, via streaming, alla “seduta” del 23 novembre. Per riassumere la situazione attuale:
Detto questo, cosa possiamo fare e proporre ?
Questa commissione avrà il compito di trarre gli insegnamenti di una sconfitta programmata ed elaborare un progetto a lungo termine per il comune di Arogno. Con calma. Lasciamo tempo al tempo.
Nulla deve essere escluso: dal rimanere soli alla regionalizzazione, riflettere sugli argomenti a favore di uno studio di aggregazione (con chi ?), le possibilità di sviluppo, il piano finanziario, ecc
Il rapporto redatto dalla commissione sarà discusso, prima in CC, poi sottoposto alla popolazione con riunione e discussione.
Si tratta di costruire l’Arogno di domani e sicuramente non di rilanciare un processo aggregativo morto e sepolto.
Con i miei più cordiali saluti.
C. Stauffer. cstauffer@bluewin.ch
Presa di posizione Leggi tutto »
La riunione del Consiglio Comunale del 23 novembre scorso si è praticamente conclusa con l’intento di raccogliere firme per capovolgere la votazione consultiva che ha chiaramente detto NO al progetto di aggregazione. Una pessima dimostrazione di come si intenda il ruolo del consigliere comunale che, in quanto rappresentante della popolazione, dovrebbe rispettare le decisioni del popolo, invece di opporvisi. Non lasciamoci influenzare, rispondiamo con un altro NO a questo modo di aggirare le nostre convinzioni.
Abbiamo più volte sentito dire che la votazione dello scorso ottobre, in quanto consultiva e non decisionale, non ha gran valore. Un altro modo per non voler riconoscere di aver perso. Perché il Cantone promuoverebbe le consultazioni popolari, se non hanno valore? Perché scomodare i cittadini di un comune, se poi il loro pensiero non conta? Le consultazioni sono la base per una decisione responsabile e lo ha dimostrato il Consiglio di Stato abbandonando l’idea di includere Arogno del progetto aggregativo.
3. La situazione finanziaria di Arogno
Le generiche affermazioni secondo cui “ad Arogno non si potrà più far niente”, oppure “potremo solo sopravvivere” sono uno dei cavalli di battaglia dei favorevoli all’aggregazione. Non lasciatevi ingannare da queste supposizioni oscurantiste. Se consultate il Preventivo del comune di Arogno per l’anno 2020 (lo trovate in internet) potrete constatare che per l’anno 2020 è previsto addirittura un avanzo di esercizio di circa 79’930 franchi. Il contributo di livellamento erogato dal Cantone obbedisce a precise disposizioni legali (art. 4 della Legge sulla perequazione finanziaria intercomunale, che potete consultare in rete) e non può essere dato o tolto a seconda del chiaro di luna. Quindi si smetta di far credere che saremo in miseria e non potremo più far fronte alle necessità del comune. E se poi l’anno prossimo, a causa delle minori entrate del Cantone per il Covid, si fosse anche una riduzione, basterà procrastinare qualche investimento, come fa ogni famiglia responsabile, adeguando la pianificazione finanziaria.
La politica delle aggregazioni non fa che favorire la nascita di comuni-dormitorio, i cui abitanti, privati di ogni potere decisionale, possono solo stare a guardare ciò che capiterà nel loro territorio. E non saranno quei tre o quattro rappresentanti nel municipio del comune aggregato a far pendere la bilancia. Oltre a ciò spariranno importanti servizi come parte dell’ufficio tecnico, la cancelleria, in futuro le scuole, la Commissione culturale (appannaggio di Rovio) ed è solo l’inizio. La continua erosione dei servizi non fa che rendere meno attrattivo il comune e non tiene in considerazione le esigenze della popolazione anziana. Mantenete la propria autonomia significa restare padroni in casa propria.
Aggregazione Val Mara Leggi tutto »
Articolo apparso sul Corriere del Ticino del 06.11.2020 conla firma di Giuliano Gasperi
https://www.cdt.ch/ticino/lugano/nuova-a2-maroggia-prende-un-altra-strada-EF3403475?_sid=Us4xqwDg
Nuova A2: Maroggia prende un’altra strada Leggi tutto »
Articolo pubblicato da l’Informatore del 27.11.2020

“Le aggregazioni, oltre che causare la sistematica chiusura di molte cancellerie e servizi comunali di prossimità, non hanno di fatto impedito la chiusura di negozi, uffici postali, ristoranti, succursali di banche e attività artigianali [a livello svizzero, nota personale]. E non è che le imposte siano diminuite; in compenso quasi ovunque sono aumentate le diverse tasse d’uso per acqua, rifiuti eccetera. Questo significa che la promessa di migliorie e maggiori servizi è stata ampiamente disattesa per cui, con un minimo di autocritica, bisognerebbe avere l’onestà di fermarsi e analizzare i motivi del fallimento della politica delle aggregazioni.” Alberto Poli e Gabriella Gerosa, presidente e segretaria Associazione ticinese per l’autonomia dei Comuni (ATAC) nell’articolo “Aggregazioni: una deriva democratica”, Corriere del Ticino del 5.11.2020.
Arogno, la raccolta di firme parte dai giovani Leggi tutto »
Pubblichiamo la registrazione del Consiglio Comunale Straordinario del Comune di Arogno che si è svolto oggi 23.11.2020 in streaming, per chi non l’avesse visto. Ringraziamo il Comune per questo servizio. Purtroppo a difendere le ragioni del NO all’aggregazione c’era un’unica consigliera. Ad un certo punto due consiglieri comunali hanno insistito un po’ troppo sulla disinformazione cui sarebbero state vittime coloro che hanno votato NO. Vogliamo far notare che molti contrari all’aggregazione si sono impegnati con scritti, lettere ed hanno partecipato attivamente alle riunioni informative di Arogno. Con delusione apprendiamo ora che è in corso una raccolta di firme per cambiare l’esito della votazione consultiva che si è appena tenuta, e del cui risultato il Consiglio di Stato ha preso atto proponendo al Gran Consiglio un’aggregazione a tre. Ora si vogliono rimescolare le carte, per ribaltare una votazione. Questo, come già scritto da un sostenitore del NO, è un pessimo esempio di comportamento civico e di democrazia à la carte. Ne prendiamo atto.
Consiglio Comunale Straordinario Comune di Arogno Leggi tutto »
“l’Informatore” di oggi, 20.11.2020

“La Valmara prosegue a tre” Leggi tutto »
L’opinione di Gabriele Quadri pubblicata nella pagina LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 19.11.2020
https://epaper.cdt.ch/epaper/viewer.aspx?publication=CDT&date=19_11_2020&tpuid=523
QUO VADIS?
Capriasca: traditi indirizzi e scelte pianificatorie
Le conseguenze nefaste di un’aggregazione mal gestita sono ormai sotto gli occhi di tutti. Invece di preoccuparsi della conoscenza e della cultura del vasto territorio di valle, non trascurando i fondamentali rapporti con la popolazione, la gestione politica di Capriasca si è viepiù trasformata in un controproducente e poco democratico «esercizio di potere». Nelle ultime legislature si è di conseguenza già assistito a un pericoloso accentramento di potere e di realizzazioni su Tesserete, senza porre la dovuta attenzione alle aree periferiche. Sintomatico il tentativo di alienare beni comunali delle precedenti amministrazioni come i vecchi edifici scolastici. Sono così stati clamorosamente traditi indirizzi e scelte urbanistiche, che avrebbero dovuto assecondare la vocazione di «polmone verde» della cosiddetta «grande» Lugano. I buoni propositi di zona di svago e di relativa vocazione turistica dell’antica pieve hanno, oggi, evidenziato limiti e omissioni entrando in conflitto con una poco oculata valorizzazione delle risorse ancora ben presenti sul territorio. Antiche mulattiere e aree potenzialmente agricole si trovano, per esempio, in uno stato di deprecabile abbandono. L’attuale amministrazione si è dunque dimostrata priva di una più coerente visione di sviluppo e di progresso. Ha dimostrato, al contrario, tutto il possibile per rompere equilibri urbanistici e ambientali optando per scelte contraddittorie e quasi sempre poco funzionali. Il piano viario e la percorribilità del centro, per esempio, con l’assenza di una circonvallazione, si possono considerare falliti. L’insufficiente conoscenza del territorio e dei suoi valori sta massacrando gli antichi nuclei protetti, come per esempio quelli un tempo suggestivi di Bigorio o di Sureggio. La cementificazione della valle continua come sarà probabilmente, fra poco, per i ronchi di San Matteo, di cui non resterà che un vago ricordo. Molto semplicemente, una valle non può essere trasformata in una squallida periferia urbana senza pagarne le amare conseguenze! Con un moltiplicatore d’imposta alle stelle (il più alto dell’intero Luganese), la precarietà dei servizi, i costi ingenerati dalla necessità di nuove infrastrutture (abbiamo condutture dell’acqua potabile risalenti agli anni Quaranta del secolo scorso), l’attrattività fiscale di Capriasca, fra tasse dirette e indirette, sarà ben presto ridotta a zero. Si ha l’impressione che l’esercizio di un potere piuttosto occulto e molto amministrativo abbia preso il sopravvento sul «servizio» dovuto ai cittadini elettori e contribuenti. Posti spesso di fronte a scelte fondamentali precedentemente stabilite a tavolino e legate più che altro a gruppi d’interesse quasi esclusivamente privato, così come sarebbe dovuto succedere con il comparto dell’oratorio.
Gabriele QuadriCagiallo-Capriasca
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Corriere del Ticino online del 12.11.2020
Maroggia, Melano e Rovio vogliono proseguire nel progetto aggregativo senza Arogno (che in votazione consultiva ha respinto la proposta). Il comune di Val Mara potrebbe quindi comunque vedere la luce, ironicamente senza un bel pezzo della val Mara: «Siamo intenzionati ad andare avanti – ci dice il sindaco di Melano Daniele Maffei. – Non ci sono elementi contrari che ci dicano di fermarci». I tre Comuni hanno già discusso della cosa con la Sezione enti locali (SEL) «e ci sembra che anche da parte loro ci sia un’apertura». Hanno chiesto, inoltre, al Governo di posticipare le elezioni previste ad aprile, una facoltà concessa dalla Legge sulle aggregazioni ai Comuni che abbiano detto sì in votazione consultiva prima della fine di novembre. Si attende una risposta in merito dal Consiglio di Stato.
Questo il loro desiderio, starà ora al Consiglio di Stato vedere se assecondarlo. Esso deve infatti stendere un messaggio all’indirizzo del Gran Consiglio con una raccomandazione. Le opzioni sono tre: o abbandonare il progetto, o proseguire a tre, o inserire anche Arogno (ma questa è di gran lunga la più improbabile, dato che è stato più volte ribadito un no deciso alle fusioni coatte). Naturalmente, il Gran Consiglio potrà poi distaccarsi da quanto gli sarà proposto.
Il Legislativo si confronta
In tutto ciò, Arogno non sta alla finestra. Su richiesta di sette consiglieri comunali, lunedì il Legislativo è convocato in sessione straordinaria (extra-LOC) «per discutere il futuro del nostro paese». Sessione che potrà essere seguita in streaming alle 20.30 e in cui i consiglieri comunali (quasi tutti avevano avallato il progetto aggregativo) si confronteranno per capire come procedere.
Il precedente
Una situazione simile si era creata in seguito alla votazione consultiva per creare il comune di Tresa: Croglio, Monteggio e Ponte Tresa avevano detto sì, mentre Sessa si era tirata fuori per poche schede, salvo poi rientrare dalla finestra una volta capito che gli altri tre avrebbero proseguito con il progetto. Decisiva era stata una petizione firmata da più di metà degli aventi diritto di voto che aveva convinto il Gran Consiglio a reintegrare il Comune nel progetto. Va detto, però, che la differenza di voti a Sessa percentualmente era minore rispetto a quella emersa ad Arogno (con i no al 53%).
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Articolo apparso sul Corriere del Ticino del 06.11.2020 a firma di Giuliano Gasperi
Maroggia ha l’occasione di prendere un’altra strada
PROGETTO / Con il potenziamento dell’autostrada verrà spostata la cantonale allontanando il traffico dal nucleo Il tracciato attuale verrà dedicato alla mobilità lenta – La soddisfazione del sindaco e la fiducia dei commercianti
Giuliano Gasperi
Passare da settecentosettantacinque (parola lunga come le code che sottintende) a venticinque auto all’ora è qualcosa di più di un semplice miglioramento. È un altro mondo. Siamo a Maroggia, dove il progetto di potenziamento della A2 prevede di dedicare alla mobilità lenta e al servizio a domicilio il tracciato occupato oggi dalla strada cantonale, destinata ad aggirare il nucleo.
Ci si potrà sbizzarrire
Impatto visivo, rumori, odori, sicurezza, fruibilità dello spazio pubblico: la parte centrale di Maroggia cambierà sotto diversi punti di vista. «Con il declassamento della cantonale avremo un grande ‘campo’ che resterà libero – constata il sindaco Jean-Claude Binaghi – È vero che qualche auto dovrà ancora passare, ma avremo tanto spazio per creare un percorso riservato ai ciclisti e a chi vorrà farsi una passeggiata: ci si potrà sbizzarrire».
È un affare o no?
Il cambio di prospettiva coinvolge anche le attività economiche affacciate sull’odierna strada cantonale e in questi casi non è scontato parlare di soddisfazione. Se alcuni commercianti vedono di buon occhio l’eliminazione del traffico a favore di una mobilità dolce, altri sono spaventati dalla perdita del «passaggio», dal rischio di essere lontani dal flusso. Dipende chiaramente dal genere di attività. Guglielmo Sonego, titolare del negozio di scarpe al civico 7 di via Longhena, a due passi dalla strada, non ha paura di veder sparire le macchine. «Ormai è parecchio tempo che il commercio si è spostato fuori dai paesi – commenta con un filo di rassegnazione – La clientela affezionata verrà comunque e tutti godranno di un ambiente migliore senza il traffico di oggi. Certo, sarebbe meglio infilarlo tutto in galleria e non vedere più niente, anziché svincoli e semisvincoli, ma d’altronde cosa possiamo fare… Vediamo come evolve il discorso».
Non è pessimista nemmeno Elisa Botta dell’Osteria La Palma, situata a pochi passi dalla stazione. «Al bar è un argomento di discussione. Da quello che abbiamo capito, il progetto non è troppo invasivo a livello ambientale e questo è un bene. È vero che il cantiere porterà disagi, ma verranno gli operai: l’economia locale potrà beneficiarne». Sul rischio di perdere il passaggio di auto, la nostra interlocutrice ha le idee chiare: «Chi vuol arrivare, arriva. Tanto se il traffico è congestionato la gente non si ferma comunque, perché non può perdere tempo mentre va al lavoro».
Dietro sarà diverso
Finora abbiamo parlato della parte centrale di Maroggia, quella lungo la strada cantonale, dove il progetto della nuova A2 sembra effettivamente portare diversi vantaggi. E per chi invece abita ai piedi della montagna? Da quella zona oggi passa «solo» l’autostrada, ma un domani ci sarà anche la nuova cantonale (linea rossa del grafico) che sarà composta in parte dal tracciato attuale della A2 e in parte da una circonvallazione che si collegherà (passando sotto la futura A2) con lo svincolo di Melano. Su questo tracciato sono attese 605 auto all’ora. Sulla nuova A2 invece ne sono previste 4.700 contro le 2.640 attuali, ma con una viabilità più fluida grazie alla terza corsia. Sta di fatto che ci sarà un bel movimento da quelle parti.
«È vero, chi abita in quella zona non vedrà sparire il traffico e in più avrà la circonvallazione, ma è un dazio che va pagato – dice il sindaco – Teniamo presente che l’orizzonte del progetto è il 2040 e allora, forse, ci saranno molte più auto elettriche, o comunque meno rumorose. Il Comune, in ogni caso, vigilerà sull’impatto fonico del progetto». L’Ufficio federale delle strade sa che questo è un tema sensibile. I nuovi portali autostradali, ad esempio, nasceranno già con una protezione fonica integrata.
Tutto sommato
Un altro disagio, inevitabile, è quello dei cantieri. «Bisognerà sorbirseli – osserva Binaghi – ma globalmente, analizzando il progetto da Melide a Melano, i benefici sono notevoli. Per Maroggia in particolare la soluzione prospettata è buona, se pensiamo che si era partiti dall’idea di una rotonda sul fiume Mara». Scenario che fa tornare in mente un famoso brano di Fred Bongusto, Una rotonda sul mare, ma in quel caso Maroggia non sarebbe stata dell’umore di cantare
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laRegione, 29 ottobre 2020 Di Mario Delucchi e Celso Tantardini (seguono altri 18 firmatari)
Terminate le consultazioni della popolazione dei comuni della Val Mara, è ora tempo di bilanci e di riflessioni. Il progetto ha rivelato fin dall’inizio il suo principale punto debole, cioè quello di voler aggregare entità profondamente diverse fra di loro per conformazione territoriale, cultura e storia. Ne è nato un mosaico eterogeneo, in cui due comunità non si sono per niente riconosciute: Bissone e Arogno. Il primo, con il netto rifiuto già a livello di Consiglio comunale, il secondo con un chiaro voto popolare contrario (278 contro 244), avvalorato da una massiccia partecipazione alle urne (70,5%), segno del grande attaccamento degli elettori per il proprio paese. In sostanza, su cinque comuni chiamati in causa, solo tre hanno aderito alle proposte dei rispettivi municipi: Rovio, Maroggia e Melano. E ora, quali sono le prospettive? Il Consiglio di Stato ha accettato il rifiuto di Bissone senza porre alcuna condizione. Dall’Esecutivo cantonale ci aspettiamo analogo atteggiamento di rispetto della volontà popolare anche per Arogno. Un eventuale tentativo di far cambiare parere alla popolazione di Arogno, sia da parte del Cantone, sia da parte dei fautori dell’aggregazione sarebbe una pessima lezione di civica. Sarebbe come dire che le regole democratiche valgono solo quando fanno comodo.
La votazione di Arogno non va letta in termini di vincitori e vinti, ma come legittimo desiderio della popolazione di continuare a sussistere in autonomia con il contributo di tutti, contrari e favorevoli all’aggregazione. Attorno a questo desiderio di autonomia, il paese deve ritrovare la sua coesione in un continuo dialogo tra visioni magari diverse, ma non per questo contrapposte. Vivere in una comunità significa saper comprendere l’altro, anche quando le idee divergono. Favorevoli e contrari all’aggregazione sono prima di tutto cittadini di Arogno, donne e uomini ai quali deve premere innanzitutto il benessere della comunità in cui vivono. Ciò premesso, come è già stato scritto, le soluzioni possibili sono tre: la prima consisterebbe nel proseguire l’iter aggregativo senza Arogno, cioè soltanto tra Rovio, Maroggia e Melano, una soluzione che i comuni interessati dovranno valutare attentamente, poiché le prospettive saranno diverse rispetto a quelle descritte nel precedente progetto. La seconda, quella di un’aggregazione coatta del comune di Arogno da parte del Gran Consiglio, una prova di forza che non si giustificherebbe neppure lontanamente, tenuto conto del numero degli abitanti (circa mille), delle caratteristiche territoriali (un’estensione quasi uguale alla somma del territorio degli altri tre comuni) e della capacità del comune di far fronte ai servizi necessari alla popolazione. La terza soluzione, quella che noi auspichiamo, suggerirebbe di soprassedere a questo progetto, dilazionandone la ripresa in tempi migliori. Migliori anche dal punto di vista delle risorse comunali e cantonali, che dovranno essere oculatamente riviste a seguito del salasso finanziario prodotto dalla pandemia che stiamo vivendo. Come è accaduto in altre regioni del Cantone, fra qualche anno le sensibilità e le prospettive potrebbero cambiare. Nulla è immutabile. In altre parole, vorremmo che si evitassero decisioni avventate, dettate dal desiderio di “aggregare” anche a costo di creare dolorose fratture tra le comunità interessate. Ripensare un progetto non è una sconfitta, ma indice di saggezza.

Aggregazione Val Mara: quali prospettive? Leggi tutto »
Ad una settimana di distanza dal voto il rammarico per il risultato non accenna ad attenuarsi: 34, 34 voti sono la differenza che ha determinato il respingimento del progetto aggregativo per il comune di Arogno; il già fortemente ostentato debole potere contrattuale che la nostra popolazione avrebbe avuto nel comune Val Mara è ora nullo; mi chiedo dunque con quale forza in un prossimo futuro il nostro comune possa andare a contrattare con il neonato vicino? Non dobbiamo illuderci che senza la nostra partecipazione il progetto decada, è infatti ridicolo pensare che il consenso arognese sia di fondamentale importanza, i risultati nei comuni a noi vicini hanno chiaramente espresso la volontà di concretizzare quanto è stato pianificato. Sinceramente non mi capacito del risultato, pensavo che la logica ed i fatti bastassero a superare la riluttanza che di primo acchito ha colpito tutti, me compreso. La campagna dei contrari ha fatto leva sui, giusti, sentimentalismi di una popolazione molto legata al proprio territorio, che però in questo caso, mal si sposano con il pragmatismo richiesto dalla politica; in un comune come il nostro, che come è stato più volte riferito non possiede nemmeno l’apparenza di una solidità finanziaria a lungo termine, l’aggregazione rappresentava una concreta soluzione, confido dunque che tutte le persone che coscientemente hanno votato per un rigetto di quest’opportunità siano pronte a proporre valide alternative. Non aver colto quest’opportunità dovrebbe farci riflettere sulla strada futura che intendiamo intraprendere, vogliamo rimanere legati ad un conservatorismo asfissiante, i cui risultati si possono constatare, o cercare di imbarcarci in questo nuovo progetto, che permetterà di affrontare le difficoltà non più come singoli ma come comunità?
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