Aggregazione Val Mara: quali prospettive?

laRegione, 29 ottobre 2020 Di Mario Delucchi e Celso Tantardini (seguono altri 18 firmatari)

Terminate le consultazioni della popolazione dei comuni della Val Mara, è ora tempo di bilanci e di riflessioni. Il progetto ha rivelato fin dall’inizio il suo principale punto debole, cioè quello di voler aggregare entità profondamente diverse fra di loro per conformazione territoriale, cultura e storia. Ne è nato un mosaico eterogeneo, in cui due comunità non si sono per niente riconosciute: Bissone e Arogno. Il primo, con il netto rifiuto già a livello di Consiglio comunale, il secondo con un chiaro voto popolare contrario (278 contro 244), avvalorato da una massiccia partecipazione alle urne (70,5%), segno del grande attaccamento degli elettori per il proprio paese. In sostanza, su cinque comuni chiamati in causa, solo tre hanno aderito alle proposte dei rispettivi municipi: Rovio, Maroggia e Melano. E ora, quali sono le prospettive? Il Consiglio di Stato ha accettato il rifiuto di Bissone senza porre alcuna condizione. Dall’Esecutivo cantonale ci aspettiamo analogo atteggiamento di rispetto della volontà popolare anche per Arogno. Un eventuale tentativo di far cambiare parere alla popolazione di Arogno, sia da parte del Cantone, sia da parte dei fautori dell’aggregazione sarebbe una pessima lezione di civica. Sarebbe come dire che le regole democratiche valgono solo quando fanno comodo.

La votazione di Arogno non va letta in termini di vincitori e vinti, ma come legittimo desiderio della popolazione di continuare a sussistere in autonomia con il contributo di tutti, contrari e favorevoli all’aggregazione. Attorno a questo desiderio di autonomia, il paese deve ritrovare la sua coesione in un continuo dialogo tra visioni magari diverse, ma non per questo contrapposte. Vivere in una comunità significa saper comprendere l’altro, anche quando le idee divergono. Favorevoli e contrari all’aggregazione sono prima di tutto cittadini di Arogno, donne e uomini ai quali deve premere innanzitutto il benessere della comunità in cui vivono. Ciò premesso, come è già stato scritto, le soluzioni possibili sono tre: la prima consisterebbe nel proseguire l’iter aggregativo senza Arogno, cioè soltanto tra Rovio, Maroggia e Melano, una soluzione che i comuni interessati dovranno valutare attentamente, poiché le prospettive saranno diverse rispetto a quelle descritte nel precedente progetto. La seconda, quella di un’aggregazione coatta del comune di Arogno da parte del Gran Consiglio, una prova di forza che non si giustificherebbe neppure lontanamente, tenuto conto del numero degli abitanti (circa mille), delle caratteristiche territoriali (un’estensione quasi uguale alla somma del territorio degli altri tre comuni) e della capacità del comune di far fronte ai servizi necessari alla popolazione. La terza soluzione, quella che noi auspichiamo, suggerirebbe di soprassedere a questo progetto, dilazionandone la ripresa in tempi migliori. Migliori anche dal punto di vista delle risorse comunali e cantonali, che dovranno essere oculatamente riviste a seguito del salasso finanziario prodotto dalla pandemia che stiamo vivendo. Come è accaduto in altre regioni del Cantone, fra qualche anno le sensibilità e le prospettive potrebbero cambiare. Nulla è immutabile. In altre parole, vorremmo che si evitassero decisioni avventate, dettate dal desiderio di “aggregare” anche a costo di creare dolorose fratture tra le comunità interessate. Ripensare un progetto non è una sconfitta, ma indice di saggezza.

e sul CORRIERE DEL TICINO con un altro titolo

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Aggregazione mancata

Lettera firmata da Elio Gaggini di Arogno, pubblicata su “la Regione”, 27 Ottobre 2020

Ad una settimana di distanza dal voto il rammarico per il risultato non accenna ad attenuarsi: 34, 34 voti sono la differenza che ha determinato il respingimento del progetto aggregativo per il comune di Arogno; il già fortemente ostentato debole potere contrattuale che la nostra popolazione avrebbe avuto nel comune Val Mara è ora nullo; mi chiedo dunque con quale forza in un prossimo futuro il nostro comune possa andare a contrattare con il neonato vicino? Non dobbiamo illuderci che senza la nostra partecipazione il progetto decada, è infatti ridicolo pensare che il consenso arognese sia di fondamentale importanza, i risultati nei comuni a noi vicini hanno chiaramente espresso la volontà di concretizzare quanto è stato pianificato. Sinceramente non mi capacito del risultato, pensavo che la logica ed i fatti bastassero a superare la riluttanza che di primo acchito ha colpito tutti, me compreso. La campagna dei contrari ha fatto leva sui, giusti, sentimentalismi di una popolazione molto legata al proprio territorio, che però in questo caso, mal si sposano con il pragmatismo richiesto dalla politica; in un comune come il nostro, che come è stato più volte riferito non possiede nemmeno l’apparenza di una solidità finanziaria a lungo termine, l’aggregazione rappresentava una concreta soluzione, confido dunque che tutte le persone che coscientemente hanno votato per un rigetto di quest’opportunità siano pronte a proporre valide alternative. Non aver colto quest’opportunità dovrebbe farci riflettere sulla strada futura che intendiamo intraprendere, vogliamo rimanere legati ad un conservatorismo asfissiante, i cui risultati si possono constatare, o cercare di imbarcarci in questo nuovo progetto, che permetterà di affrontare le difficoltà non più come singoli ma come comunità?

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Deriva democratica

L’Opinione di Alberto Poli, presidente Atac, pubblicata sulla pagina ALBO de “la Regione”, 27.10.2020

Di Alberto Poli, presidente Atac

L’Associazione ticinese per l’autonomia dei Comuni (Atac) prendendo atto dei risultati delle recenti consultazioni in materia aggregativa, osserva che, ancora una volta, le proposte in votazione non sono state accolte e questo malgrado che i favorevoli abbiano potuto contare su diverse migliaia di franchi pubblici per la loro propaganda mentre i contrari hanno dovuto autofinanziarsi. I politici dovrebbero chiedersi come mai la bocciatura dei progetti è diventata ormai sistematica. Si può continuare a portare avanti una politica basata sulle coazioni? Dopo la raccolta di firme farlocche nel Malcantone, quale altra strategia verrà messa in campo? È evidente che siamo di fronte a situazioni che mettono in serio pericolo la democrazia, eppure si continua per la stessa strada in quanto, dietro alle aggregazioni vi sono mire di accentramento dei poteri con relativi interessi milionari che fanno gola a molti politici di tutti i partiti. V’è da chiedersi se sacrificare i giusti processi democratici in cambio di interessi politico-economici sia la strada giusta da percorrere. Le bocciature che si susseguono dimostrano che i cittadini sono stanchi di questi giochetti di palazzo e che hanno ormai capito che le aggregazioni, con questa legge, sono un inganno che non porta loro alcun beneficio. Sarebbe pertanto ora che il nostro governo sviluppi una vera politica a favore delle comunità periferiche i cui cittadini meritano di essere considerati alla pari di quelli delle città.

Le aggregazioni oltre che causare la sistematica chiusura di molte cancellerie e servizi comunali di prossimità, non hanno di fatto impedito la chiusura di negozi, uffici postali, ristoranti, succursali di banche, e attività artigianali… E non è che le imposte siano diminuite; in compenso quasi ovunque sono aumentate le diverse tasse d’uso per acqua, rifiuti, ecc… Questo significa che la promessa di migliorie e maggiori servizi è stata ampiamente disattesa per cui, con un minimo di autocritica, bisognerebbe avere l’onestà di fermarsi e analizzare i motivi del fallimento della politica delle aggregazioni. Ci auguriamo che la gente sollevi la testa e abbia il coraggio di far pressione sui partiti che appoggiano questa deriva democratica, perché è chiaro che chi abusa e accentra il potere non lo fa per amore della nostra democrazia diretta e non possiede una cultura svizzera. Occorre intervenire per frenare questa derive democratica perché, ignorando il problema, nella popolazione crescerà il malcontento che potrebbe favorire l’insorgere di devianze autoritarie.

Mettere da parte i propri interessi per il bene comune è un sacrificio che il tempo ricompenserà.

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Melano non sarà Milano

Aricolo apparso sul CORRIERE DEL TICINO del 26.10.2020, scritto da Giuliano Gasperi

NUOVA AUTOSTRADA / Una parte della popolazione contesta la creazione di un semisvincolo al confine con Maroggia Sull’altro piatto della bilancia vanno messe le opere di valorizzazione delle rive, che riavvicineranno gli abitanti al lago

Giuliano Gasperi

«Compensazione» è una parola che da qualche tempo ha un significato particolare per gli abitanti di Melano. Parliamo del progetto di potenziamento della A2, che tra Melano e Maroggia prevede la creazione di un semisvincolo con entrata e uscita in direzione nord e un’uscita verso sud. È risaputo che una parte della popolazione non vede di buon occhio questa nuova lingua d’asfalto. La democrazia farà il suo corso. Finora, tuttavia, le preoccupazioni per la futura bretella sembrano aver messo un po’ in secondo piano gli altri interventi previsti nel Comune. Le compensazioni, appunto, che alcuni hanno già descritto come una «magra consolazione». È davvero così? Proviamo a capire meglio quali opportunità offre il progetto a Melano.

In sella, andiamo a nord

Una potenzialità nasce dallo spostamento della strada cantonale tra Maroggia e Bissone, con il tracciato attuale che verrà liberato dalla maggior parte delle auto e dedicato alla mobilità lenta, tra cui quella ciclabile. Non accadrà sul territorio di Melano, ma da Melano, senza l’ansia di circolare a fianco del traffico motorizzato, si potranno raggiungere in bicicletta Bissone e poi Melide. Lo stesso si potrà fare verso sud grazie alla realizzazione di un nuovo percorso ciclabile e pedonale fino a Capolago. A Melano la strada cantonale rimarrà dov’è: non c’è lo spazio per una circonvallazione come a Maroggia e Bissone – spiegano gli addetti ai lavori – e per crearlo sarebbero necessari un sacrificio di terreno e grossi espropri.

L’acqua restituita

Con le opere accompagnatorie cambierà anche il rapporto dei Comuni con il Ceresio. L’idea, come spiegato dall’Ufficio federale delle strade, è rinaturare alcuni tratti delle rive del lago e dei fiumi Mara e Sovaglia. Ciò verrà fatto anche riciclando il materiale di scavo proveniente dalle gallerie (che in altre occasioni avrebbe il suo costo). «In tal modo – osserva l’Ustra – si potrà da un lato offrire al territorio un’opportunità di miglioramento ambientale e paesaggistico, dall’altro ridurre l’impatto del trasporto verso destinazioni lontane d’importanti volumi di materiale». Tutto ciò fa tornare alla mente l’idea, poi naufragata, di riqualificare i fondali del golfo di Agno e creare delle piccole isole usando il materiale che verrà estratto per la circonvallazione Agno-Bioggio e il tunnel del nuovo tram-treno. Le isolette potrebbero «riapparire» di fronte a Melano? «A questo stadio nulla è deciso – frena l’Ustra – Dove e come verrà usato il materiale lo stabilirà il Cantone», a cui compete questa parte delprogetto. L’ufficio federale si è limitato ad auspicare la maggior fruibilità possibile per gli abitanti. A tal proposito è prevista la valorizzazione della zona Tannini e dei campeggi, dove ci sarà la possibilità di avere un porto turistico. Quest’ultimo a dire il vero nascerà prima, anche se con un altro scopo: il trasporto sul lago del materiale necessario ai lavori.

Nastri e barconi

L’uso del lago per il trasporto di materiale merita qualche dettaglio in più. A Melano sarà prezioso per creare, fino a Capolago, un accesso all’acqua oggi negato dalla presenza della ferrovia. Il materiale necessario verrà trasportato in due fasi: dalle gallerie al porto di cantiere con un nastro meccanico e dal porto alle rive da rinaturare con dei barconi.

Ai lettori l’ardua sentenza

Queste le opere che accompagneranno il potenziamento della A2 a Melano. Una «magra consolazione»? Ai lettori l’ardua sentenza. Di sicuro un metro di riva libera su un lago costellato da proprietà private, come è il Ceresio, vale di più rispetto allo stesso metro in contesti meno «colonizzati».

L’orto e il campeggio

Un altro aspetto del progetto è quello delle possibili interferenze con stabili e terreni esistenti. Per quanto riguarda il semisvincolo, non è in conflitto con le costruzioni. Tocca invece alcune aree private e pubbliche vicino alla A2. Uno di questi terreni è quello accanto al complesso della Fondazione San Gottardo, che col suo laboratorio agricolo, l’Orto Il Gelso, impiega venticinque persone che hanno varie disabilità. Il direttore, Claudio Nairetti, spiega che il fondo destinato al semisvincolo, anche se oggi non è utilizzato, è una risorsa per i progetti della Fondazione, che conta perciò di essere coinvolta per capire il da farsi. Guardando la mappa, spicca anche la vicinanza del cantiere sul lago con il Camping Monte Generoso: una convivenza complicata. Da noi interpellata, la società proprietaria fa sapere che valuterà le varie opzioni possibili senza opporsi al progetto.

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Aggregazioni: «Basta con questa deriva democratica»

Articolo apparso su tio.ch il 25.10.2020, firmato da Giorgio Doninelli. “Le recenti bocciature sarebbero la dimostrazione che i cittadini sono stanchi di questi «giochetti di palazzo».”

Aggregazioni: «Basta con questa deriva democratica»

“Le recenti bocciature sarebbero la dimostrazione che i cittadini sono stanchi di questi «giochetti di palazzo».

L’associazione Ticinese per l’Autonomia dei Comuni usa toni forti contro quella che sarebbe un «politica basata sulle coazioni».”

di Giorgio Doninelli
Giornalista

BELLINZONA – «Deriva democratica», «raccolta firme farlocche», «politica basata sulle coazioni». Non usa giri di parole l’Associazione Ticinese per l’Autonomia dei Comuni commentando i risultati delle recenti consultazioni in materia aggregativa, osservando come le proposte in votazione non siano state accolte «e questo malgrado i favorevoli abbiano potuto contare su diverse migliaia di franchi pubblici per la loro propaganda, mentre i contrari hanno dovuto autofinanziarsi».PUBBLICITÀ

L’Associazione invita i politici a chiedersi come mai la bocciatura dei progetti sia diventata ormai sistematica. «È evidente che siamo di fronte a situazioni che mettono in serio pericolo la democrazia, eppure si continua per la stessa strada in quanto, dietro alle aggregazioni vi sono mire di accentramento dei poteri con relativi interessi milionari che fanno gola a molti politici di tutti i partiti».

Le bocciature che si susseguono sarebbero la dimostrazione che i cittadini sono stanchi di questi «giochetti di palazzo» e che avrebbero ormai capito che le aggregazioni, con questa legge, sono «un inganno che non porta loro alcun beneficio». Per l’ATAC sarebbe pertanto ora che il nostro governo sviluppi una vera politica a favore delle comunità periferiche i cui cittadini meritano di essere considerati alla pari di quelli delle città.

Oltre a causare la sistematica chiusura di molte cancellerie e servizi comunali di prossimità, le aggregazioni non hanno di fatto impedito la chiusura di negozi, uffici postali, ristoranti, succursali di banche, e attività artigianali. «E non è che le imposte siano diminuite, in compenso quasi ovunque sono aumentate le diverse tasse d’uso per acqua, rifiuti, ecc.», sottolinea ancora l’associazione. «Questo significa che la promessa di migliorie e maggiori servizi è stata ampiamente disattesa per cui, con un minimo di autocritica, bisognerebbe avere l’onestà di fermarsi e analizzare i motivi del fallimento della politica delle aggregazioni».

In conclusione, l’ATAC chiede quindi di frenare questa «deriva democratica» perché, ignorando il problema, «nella popolazione crescerà il malcontento che potrebbe favorire l’insorgere di devianze autoritarie».

https://www.tio.ch/ticino/attualita/1470286/aggregazioni-deriva-cittadini-palazzo-dimostrazione

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«Fusioni diventate difficili»

CORRIERE DEL TICINO, 20.10.2020. IL PIANO CANTONALE / Diversi «buchi» nella mappa disegnata da Bellinzona Della Santa: «Se la barca non sta affondando i cittadini sono meno ricettivi»

L’immagine del puzzle complicato non vale solo per il Vedeggio. Possiamo estenderla a tutto il distretto, se confrontiamo l’ultima versione del Piano cantonale delle aggregazioni (2018) con la situazione attuale. Alcuni progetti sono andati in porto, ma restano diversi «buchi» sulla mappa. Ci sono Comuni che non hanno alcuna intenzione di perdere la loro autonomia e «resistono», come Paradiso, Mezzovico-Vira e Grancia. Ci aggiungiamo Bissone (uscita dal progetto Val Mara) e Melide (riluttante ad andare con Morcote e Vico Morcote, che proseguono da sole). Sola potrebbe rimanere anche Arogno ai piedi del Sighignola (deciderà il Gran Consiglio se integrarla in Val Mara) mentre a Sessa una petizione ha ribaltato il voto popolare facendo includere il Comune nel neonato Tresa. Poi ci sono i progetti bocciati alle urne (Bedano-Gravesano, Muzzano-Collina d’Oro, Bioggio-Aranno-Cademario, Manno-Alto Malcantone) e quelli che non ci sono ancora arrivati. L’opzione Medio Vedeggio per il Cantone è «cancellata», ma non è detto che Torricella-Taverne e Bedano vogliano unirsi, come suggerito, a Malcantone Est, dove Agno, Manno e Bioggio collaborano tanto ma di fusione parlano poco. Stesso discorso per la Collina Nord, tenuta d’occhio da Cadempino e Lamone. Tanti pezzi ancora nella scatola. Marzio Della Santa, capo della Sezione Enti Locali, riconosce che metterli insieme è diventato più difficile. «Siamo sempre più confrontati con fusioni di opportunità, piuttosto che di necessità. E opportunità significa ambire a qualcosa che un singolo Comune, da solo, non può fare. Ma per far passare questa visione bisogna trascinare i cittadini». Fare buona comunicazione, parlare al cervello ma anche al cuore. «È uno degli aspetti più difficili – conclude Della Santa – Le persone sono ricettive quando la barca sta affondando. Meno se si tratta di passare da una barca a remi ad una col motore».

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Comune di Arogno: risultati della votazione consultiva sul progetto di aggregazione dei comuni della Val Mara e commenti.

Commenti sulla votazione consultiva al “Quotidiano” della RSI, a partire dal sesto minuto: https://www.rsi.ch/la1/programmi/informazione/il-quotidiano/

https://www.rsi.ch/la1/programmi/informazione/il-quotidiano/

RSI Cronache della Svizzera italiana Commenti sulla votazione consultiva:

Commenti sulla votazione consultiva

https://www.tio.ch/ticino/attualita/1468808/dipartimento-comuni-istituzioni-progetto-aggregazioni

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Fusione Val Mara? No Grazie

L’opinione di MIRIAM CLEMENTE ACQUISTO* pubblicata nella pagina LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 16.10.2020

FUSIONE VAL MARA? NO GRAZIE

In queste ultime settimane vi è un susseguirsi di articoli nei quotidiani dove i fautori dell’aggregazione non lesinano nell’evidenziare quanto questo progetto possa essere ottimale per i Comuni interessati (progetto Val Mara, n.d.r.). Questa continua presa di posizione – con articoli, invio spasmodico di materiale informativo e quant’altro – è forse sintomo di qualche incertezza? È vero che probabilmente in un futuro la strada da percorrere sarà questa, ma trovo che il momento non sia ancora giunto. Come già evidenziato da chi ha preso posizione prima di me, sarà il nuovo Municipio a decidere quali progetti portare avanti e quali invece «parcheggiare» o quale via intraprendere per altri servizi da fornire all’utenza. È compreso il tanto temuto moltiplicatore d’imposta. Una situazione che lascia qualche perplessità visti gli investimenti prospettati e l’attuale crisi epidemiologica in corso, che nessuno sa quanto possa ancora durare. 

Nel futuro Esecutivo non vi è possibilità di avere una rappresentanza certa del proprio Comune. Ciò può portare a non far parte dello stesso e dunque a non avere il giusto peso. Con un gremio a sette tecnicamente ogni ente locale dovrebbe avere almeno un municipale, ma il condizionale è d’obbligo. Bene sarebbe che i Comuni interessati portino a termine i progetti in corso. A Maroggia ve ne sono diversi, rinaturazione del torrente Val Mara, riqualificazione di foce e lido con edificazione di un nuovo stabile balneare, attracco per il battello, acquisizione del terreno ex collegio Don Bosco, stabile ex Coop e altro ancora.

Aggregazioni o fusioni di regola portano a un’ottimizzazione di costi d’esercizio e logistica e malauguratamente tagli di personale. Nel nostro caso i decantati maggiori servizi giustificheranno il fatto che tutto il personale viene ricollocato ma chiaramente con funzioni diverse da quelle attuali, ma sempre con la stessa classe di stipendio. Anche nuovi progetti in ambito aggregativo, per esempio il nuovo porto intercomunale a Melano andrà a discapito di Maroggia che ha già un suo porto ben funzionale.

Considerato che questa è un’aggregazione di comodo e dunque non imposta da nessun organo superiore, sono del parere che si possano, qualora fosse necessario, avere delle buone collaborazioni intercomunali come già peraltro avviene e dunque mantenere ognuno la propria identità e autonomia decisionale in casa propria e non diventare un anonimo quartiere. Il progetto aggregativo può essere tranquillamente messo a riposo e eventualmente ripreso e affinato qualora fosse strettamente necessario.

* consigliera comunale di Maroggia

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I Comuni non sono da svendere

L’opinione di Patrick Galimberti pubblicata nella pagina LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 15.10.2020

L’OPINIONE / PATRICK GALIMBERTI*

I COMUNI NON SONO DA SVENDERE

Ho seguito con attenzione le opinioni di molte lettrici e lettori che hanno deciso di profilarsi su questo tema molto importante: vogliamo mantenere le autonomie comunali locali? A tutti loro il mio plauso perché hanno dimostrato di tener vivo lo spirito democratico e di averlo anche effettivamente esercitato partecipando a un dibattito che le nostre istituzioni comunali hanno a lungo snobbato.

In Ticino sono spariti negli ultimi anni circa 140 Comuni. Si può pensarla come si vuole, ma non tutte le fusioni hanno avuto il successo sperato. Alcune che erano strettamente necessarie (soprattutto da un punto di vista finanziario) sono state ben recepite e hanno portato nuova linfa alle istituzioni comunali aggregate. Altre (quelle pensate a tavolino) hanno portato a un impoverimento del dibattito politico e a uno smantellamento sistematico delle autonomie locali oramai relegate a frazioni del tutto: vi sono degli esempi di queste fusioni anche nelle valli del Sottoceneri. 

Non so quale scenario prevarrà in questo caso (il progetto Val Mara, n.d.r.), ma posso azzardare quanto segue: ciò che accomuna queste fusioni è di solito un improvviso aumento dello stipendio dei municipali del nuovo Comune aggregato secondo il principio dell’«adesso siamo più grandi e dobbiamo lavorare di più» oppure la massima «non siamo dei politici di professione». Si può anche notare che abitualmente l’aumento degli stipendi è deliberato a maggioranza assoluta e in tempi record. L’aumento dello stipendio, di solito, è anche inversamente proporzionale alla diminuzione del moltiplicatore comunale, perché ci sono «importanti opere da realizzare» e quindi bisogna spendere (sempre) di più. Questi ragionamenti sono inoltre conditi da pensieri profondi ma contraddittori come «uniamoci per non farci prendere dalla grande Lugano o da Mendrisio», che è un po’ come dire: «Non pensiamo al nostro orticello ma all’orto più grande, ma non a quello di Lugano o Mendrisio”.

Con questi grandi sillogismi, che riducono la vita comunitaria a mere logiche di partito, concludo con l’auspicio che questo fine settimana si esprima un voto che soppesi bene l’importanza delle autonomie locali (che costituiscono il nucleo comunitario principale) rispetto agli altri interessi più terreni. Fatta questa ponderazione, vinca la volontà popolare. Vale la pena svendere l’autonomia del tuo Comune? Vuoi che il tuo Comune entri nella lunga lista dei Comuni che non esistono più?

* vicepresidente del Consiglio comunale di Rovio

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Se Arogno ha paura dei contrari

Lettera di Cinzia Matazzi nella rubrica LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 15.10.2020

Aggregazione

Se Arogno ha paura dei contrari

Il Municipio di Arogno ha organizzato la votazione popolare consultiva del 18 ottobre sul progetto di aggregazione a quattro (Arogno, Rovio, Maroggia, Melano). Il materiale di voto è arrivato nelle case dei cittadini. Contrariamente alle regole, oltre alla scheda e alle spiegazioni, c’è solo il parere favorevole; non c’è invece il parere di chi è contrario all’aggregazione. Ufficiosamente sentita da un contrario, la Sezione degli enti locali avrebbe detto che non si tratta di una vera votazione ai sensi della Legge sull’esercizio dei diritti politici, per cui il Municipio può prescindere dall’inserire, nella busta ufficiale col materiale di voto, il parere dei contrari. Sorprendente superficialità. Non è una votazione vera e ufficiale? La Costituzione cantonale dice che «i Comuni non possono fondersi con altri Comuni o dividersi senza il consenso dei loro cittadini e l’approvazione del Gran Consiglio» (art. 20, cpv. 1). Il consenso dei cittadini è imprescindibile. Come lo si ottiene? Con una votazione. Che dev’essere una votazione vera, ufficiale. La legge sulle aggregazioni e separazioni dei Comuni stabilisce per questo che il Consiglio di Stato «trasmette ai Municipi la sua proposta, affinché la sottopongano con il loro preavviso alle rispettive assemblee, in via consultiva, entro un termine che sarà loro fissato» e aggiunge che «va garantita un’adeguata informazione alla popolazione» (art. 6 cpv. 3). La votazione popolare consultiva è pertanto un passaggio ufficiale obbligato. È una vera votazione popolare, con obbligo di seggio di voto in ciascuno dei Comuni coinvolti. Senza questo filtro, il progetto d’aggregazione non può proseguire. Consultiva non significa «non vera». Lo svolgimento delle votazioni popolari è disciplinato dalla legge e dal regolamento sull’esercizio dei diritti politici. Per le votazioni comunali il regolamento impone al Municipio regole precise e vincolanti. Il punto fondamentale è il seguente: «L’opuscolo informativo contiene: a) una breve presentazione dell’oggetto con il testo sottoposto al voto e la domanda che figura sulla scheda; b) un testo con le argomentazioni a favore dell’oggetto; c) un testo con le argomentazioni contrarie all’oggetto; d) le eventuali raccomandazioni di voto del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato o, nelle votazioni comunali, del Consiglio comunale e del Municipio» (art. 10, cpv. 3). Il Municipio di Arogno non ha rispettato queste regole. Perché nella busta ufficiale non si è voluto inserire un testo con le argomentazioni dei contrari? Anche ammettendo la tesi fantasiosa secondo cui quella del 18 ottobre non sia una «votazione vera», la correttezza democratica avrebbe dovuto indurre il Municipio a dare spazio in ogni caso sia a chi è pro sia a chi è contro. Fino a prova contraria, la nostra è una democrazia vera. Se ci fosse un ricorso?

Cinzia Matazzi

Arogno

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Contributo

Ciclisti, turisti

Pubblico questo testo che doveva essere solo un commento all’articolo “Arogno, quale futuro” di Joy G. Cometta, apparso questa mattina sul CdT (10.14.2020)

Se accetti questa aggregazione, non ci saranno altre possibilità di discussioni su alternative migliori, praticabili, possibili, sostenibili. Davanti al piatto servito, dovrai trattare con i convenuti ed eventuali convitati di pietra.

Gian-Luca Lardi, favorevole all’aggregazione, scrive sulle pagine del Cdt di ieri. “È possibile che la lista degli investimenti contenuta nello studio di aggregazione manchi di realismo. Così come è condivisibile la critica che il processo di aggregazione avrebbe dovuto coinvolgere di più anche le voci critiche, ma chi si è trovato a dover gestire questo progetto in tempi relativamente stretti ha optato per compromessi come lo si deve ormai fare in tutti gli ambiti.” 

Ma che ragioni ci sono per tutta questa fretta? L’aggregazione bisognava farla a tutti i costi ancora nel corso di questa legislatura? Siccome è una aggregazione che viene dal basso, come è stato detto da un importante rappresentante delle istituzioni, e per basso si deve intendere dai sindaci e non certo dalla popolazione che non è stata coinvolta, quali sono i rapporti di forza fra i sindaci proponenti? Ci sono forse degli interessi che devono ancora palesarsi quali veri motori di questa frettolosa aggregazione?

Il gruppo “Melano a misura d’uomo” paventa che gli ultimi prati verdi del comune, alcuni dei quali molto pregiati e residuali in riva al lago Ceresio, non saranno più difendibili dall’assalto edilizio-speculativo una volta avvenuta l’aggregazione. Considerando che il progetto aggregativo vuole rendere attrattiva la regione per le famiglie, saranno favorite nuove lottizzazioni e nuove costruzioni anche negli altri comparti del “futuro comune”, aumentando ancora la già alta pressione sull’ambiente, gli ecosistemi la biodiversità. Ma possiamo e dobbiamo permetterlo? In questo periodo di grandi incertezze e cambiamenti climatici, le istanze ecologiche e la sostenibilità non sono state invitate al tavolo delle discussioni.

Signori, non è che dobbiamo buttarci a capofitto in questa aggregazione con logica competitiva per difenderci dai poli attrattivi di Mendrisio e Lugano, e per far questo costruiamo infrastrutture, case e palazzine in un territorio, il Ticino, che detiene il secondo triste primato nelle statistiche nazionali per gli appartamenti sfitti. Non dovremmo anche noi considerare la situazione ad un livello un po’ più generale e riesaminare il progetto?

Renato Quadroni

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Per una progettualità futura un sì all’aggregazione!

Risposta di Mosè Cometta al post di Celso Tantardini ” Ultimi appelli AGLI ELETTORI DI AROGNO” pubblicato ieri 13.10.2020 su queste pagine

Caro Celso,

purtroppo la paranoia non è una buona consigliera. Sei veramente sicuro che il mondo intero complotterà contro i poveri arognesi indifesi? Cerchiamo di smetterla di fare le vittime.

Ecco una lista di argomenti per cui ciò che sostieni (che Arogno sarà abbandonato a se stesso) non sta in piedi:

  1. Il budget del Comune aggregato mostra che ci saranno soldi in più rispetto ad oggi. Questi calcoli mostrano che saremo più ricchi pur mantenendo le stesse spese di oggi, ovvero la stessa manutenzione delle infrastrutture. Aggregazione non significa tagli.
  2. La politica non funziona con beghe da bambini piccoli, tentando di fare dispetti. È patetico pensare che gli altri cittadini si coalizzeranno contro Arogno, come se Arogno e i suoi rappresentanti non fossero importanti. Noi saremo parte della nuova realtà aggregata e verremo rispettati come tutti gli altri (e, allo stesso modo, noi non faremo “dispetti” agli altri comuni tentando di tagliare sulla loro manutenzione).
  3. Non confondiamo le decisioni future che si prenderanno su nuovi investimenti con la necessità di garantire un’adeguata manutenzione delle nostre infrastrutture e dei servizi esistenti.
  4. Nel nuovo comune, la scuola e la cancelleria saranno aggregate. Perché mai il nuovo Municipio dovrebbe decidere di consegnare “meno carta” alle maestre di Arogno rispetto a quelle di altre sedi? È un’idea che non sta né in cielo né in terra. I servizi saranno potenziati ovunque invece, proprio grazie a una miglior organizzazione, specializzazione e coordinazione.
  5. Se mai ci dovessero essere tagli, saranno fatti per colpa di una politica liberista, che non ha nulla a che vedere con l’aggregazione e con il fatto che saremo uniti in un unico comune (fra l’altro, ti faccio presente che aggregandoci, i socialisti di Arogno, orfani di rappresentanti ufficiali, potranno federarsi con quelli di Maroggia, molto più forti, per avere una rappresentazione migliore rispetto ad oggi – così come i liberali di Maroggia si appoggeranno a quelli di Arogno per far passare le proprie mozioni).
  6. Se anche pensiamo ad un ipotetico complotto alle spalle di Arogno da parte dei nostri cattivissimi vicini, dobbiamo farlo con un minimo di testa. Più che pensare ai 3 comuni contro di noi (perché dovrebbero farlo?) possiamo immaginare una certa spaccatura tra le esigenze dei comuni “di pianura” e quelli “di montagna”. Bene, anche considerando questa possibilità, i comuni di montagna sarebbero i vincitori della contesa. Guardiamo un paio di cifre. Questi sono i dati ufficiali delle ultime elezioni cantonali:

Fonte: https://www3.ti.ch/DFE/DR/USTAT/index.php?fuseaction=dati.regioni&tema=40

Come si può vedere, ad ogni appuntamento i due comuni “di montagna” hanno superato i due comuni “di pianura” in numero di votanti.

Come hanno ripetuto più volte i giovani (se solo li si ascoltasse un po’ di più a volte!), non bisogna avere paura del futuro, ma dotarsi degli strumenti migliori per affrontarlo in modo vincente. L’aggregazione garantirà questi mezzi al comune di Arogno.

Di fronte a noi ci sono due strade.

Una, sostenuta dai giovani, da Municipi e Consigli Comunali, dal Cantone, dalla collaborazione che già esiste e che non potrà che moltiplicarsi fra i nostri paesi. Si tratta di una strada che si prospetta rosea e rafforzata da dati fiscali molto incoraggianti per garantire una buona vitalità futura ai nostri paesi.

L’altra, fatta di paura, di timore nel “vicino cattivo che complotterà contro di noi”, di vittimismo e calcoli mal fatti. Che futuro ci propone questa strada? Qual è l’alternativa che ci offrono le paure ventilate dai contrari? Finora, non si è capito affatto. 

Per una progettualità futura un sì all’aggregazione! Leggi tutto »