“Sì del Governo a una Val Mara senza Arogno”
Su ticinonews del 14.01.2021 a firma di MJ
https://www.ticinonews.ch/ticino/si-del-governo-a-una-val-mara-senza-arogno-ED3674732
“Sì del Governo a una Val Mara senza Arogno” Leggi tutto »
Troviamo questo scritto nella casella di posta elettronica e lo pubblichiamo volentieri.
Una giornata da Valmarese
Ho appena spento la luce. Il sonno arriva piano piano e con esso immagini sempre più nitide…Sogno di essere un Valmarese, già da alcuni anni.
-Di dove sei?, mi chiede il mio nuovo compagno di lavoro , e io rispondo: – Di Ar…, cioè, di Valmara. Lo sguardo incredulo del mio interlocutore mi costringe per l’ennesima volta a spiegare che non abito in una valle, ma in un paese che un tempo era il comune di Arogno, ma che ora, purtroppo, non c’è più. Lui non capisce perché, se è un paese, si chiama con il nome di una valle.
-Lascia perdere, gli dico.
Devo andare in Municipio per ottenere un estratto della mappa comunale. Prendo l’autopostale, perché non guido. Devo andare a Melano, ma poi, per rientrare, quanto dovrò aspettare? Mah! Trovo il Municipio, è il municipio di Valmara. Bello, non c’è che dire. La signorina mi chiede un documento di identificazione,…sa, non la conosco. Già, come potrebbe conoscermi? Neanch’io la conosco. -Le preparo l’estratto per domani, può passare a prenderlo? Che vuoi che dica? Altro autopostale, altre ore di attesa, mezza giornata persa. -D’accordo, tornerò domani.
La sera, mio nipote, che frequenta le medie a Riva, mi chiede un aiuto per i compiti. Deve scrivere i nomi di sindaco, municipali, segretario comunale, presidente del Consiglio comunale. Non so che dire, uno mi pare di conoscerlo, credo sia di Rovio, ma non ne sono certo. Il sindaco…boh, il segretario…forse è il marito di…no, non può essere. Guardiamo in internet, se abbiamo fortuna li troviamo. Ci salviamo con la tecnologia.
Nella bucalettere trovo un volantino che annuncia per giovedì prossimo una conferenza interessante a Maroggia, organizzata dalla Commissione culturale di Rovio. Pare che presentino un nuovo progetto per la discarica. E io come ci vado? La sera non ci sono più corse postali. Dovrei chiedere in giro, magari conosco qualcuno che ci va. Quando Arogno c’era ancora, alle serate organizzate dalla Commissione culturale ci andavo a piedi. Mi sa che dovrò rinunciare.
Mi dicono che il Municipio ha proposto di spostare tutti gli allievi delle elementari a Melano. Si farebbero delle sezioni monoclassi invece delle pluriclassi e si risparmierebbero due docenti. Un bel guadagno sia per lo Stato che per il Comune. Alcuni genitori sono inferociti perché avevano promesso che le scuole sarebbero rimaste in paese. Hanno promosso una sottoscrizione da inviare a Bellizona. Hanno firmato tutti, anche quelli che volevano l’aggregazione. Chissà come andrà a finire!
A giorni arriveranno le dichiarazioni d’imposta. Quacuno le ha già ricevute. Quando sono diventato Valmarese, i primi tempi avevamo il moltiplicatore all’85%%. Adesso è già al 90%. Per forza, il debito aumenta a vista d’occhio. A Maroggia e Melano hanno fatto un sacco di lavori. Ad Arogno invece aspettiamo ancora di sistemare i posteggi sotto l’ex municipio. I due rappresentanti dell’ex comune di Arogno che siedono in Municipio ci hanno provato, ma sembra che le priorità siano altre. Forza, magari col tempo…
Suona la sveglia, il sogno svanisce. Mi sembra sia durato l’intera notte. Sul tavolo di cucina trovo una lettera del Municipio che stavo leggendo ieri sera. In alto a sinistra campeggia una bella testa di caprone. Sorrido compiaciuto. Sono ancora di Arogno.
Riflessioni sul volantino “Un futuro per Arogno” recapitato oggi a tutti i fuochi del paese dai sostenitori dell’aggregazione.
Se il volantino recapitato a tutti i fuochi è la risposta che avevi promesso…
Ritengo che questo insistere nel voler a tutti costi e frettolosamente reintegrare Arogno nel processo aggregativo sia pernicioso sotto molti punti di vista. Dimostrate di essere dei cattivi perdenti. Dopo aver accusato i contrari all’aggregazione di essere diffusori di disinformazione, ora dal volantino non traspare altra preoccupazione che quella economica e finanziaria a breve termine, che naturalmente è importante, ma non è l’unico aspetto rilevante nella vita di un Comune; mentre per voi la questione finanziaria è lo strumento principale su cui fare leva per ribaltare la votazione consultiva svoltasi in modo democratico. Una volta aggregati, se mai lo saremo, la questione finanziaria non sparirà come d’incanto. Sarà sempre lì, mentre scompariranno alcuni servizi di prossimità, come pure mestieri e professioni; non ci sarà più l’anima politico-amministrativa del comune, forse anche le scuole. Il villaggio diventerà un quartiere dormitorio in cui sarà sempre più difficile ottenere ciò di cui si ha bisogno, perché le esigenze di “quartiere” saranno vagliate e confrontate con le esigenze e le priorità degli altri quartieri dell’entità. E questa nuova entità in competizione con le altre, cosa non farà pur di essere attrattiva per le nuove famiglie? Costruirà centri sportivi, porti regionali, autosili, mentre i privati costruiranno, se potranno, stabili abitativi per le nuove famiglie, perché questa è lagica…
Nella attuale fase storica, però, questi processi disegnati a partire dagli anni Novanta, in epoca neoliberista, stanno dimostrando segni di esaurimento. Vuoi perché non hanno saputo corrispondere alle promesse, vuoi per un sempre maggiore senso di precarietà ed insoddisfazione che si è diffuso nella società e verso la classe politica in generale che ha cavalcato questa ideologia.
Con il tempo verrà meno anche l’attaccamento dei cittadini al territorio stesso, perché l’istituzione che lo governa sarà sempre meno raggiungibile, elitaria, lontana.
Avrei voluto più riflessione, e di spunti ce ne sono stati sui post pubblicati, sui processi aggregativi e la loro storia che rimanda a movimenti ben più ampi quali la globalizzazzione, l’urbanizzazione del territorio, la metropolizzazione, di cui su scala ridotta i processi aggregativi fanno parte, ma anche sugli attori che tali processi promuovono e amministrano.
Come senza riscontro, ad ulteriore prova che non c’è attenzione verso argomenti e fatti che potrebbero condizionare la tua e vostra visione, o che forse non capite, altrimenti non avreste scritto il capitoletto “E’ etico farsi mantenere?”, c’è il fatto che nel Canton Ticino nel 2020, 36 entità comunali hanno versato nel fondo di perequazione 70’459’639 milioni di franchi, mentre 78 entità, tra comuni e quartieri, hanno prelevato 72’459’639 milioni di franchi dal fondo di compensazione, di cui 2’000’000 dalle riserve.
Cosa vuol dire questo in un territorio come il Canton Ticino?
Non tutti possono creare ricchezza sul proprio territorio comunale. Molti dei cittadini di comuni che attingono al fondo di perequazione, partecipano come pendolari (medici, infermieri, impiegati, operai, insegnanti, cuochi camerieri, inservienti, eccetera, eccetera) alla creazione di ricchezza in quei centri dove la ricchezza si produce perché lì ci sono le infrastrutture, ci sono uffici, banche, fabbriche, scuole superiori, grandi magazzini, ristoranti, alberghi, musei, teatri. Ospedali. Senza apporti esterni, Lugano non sarebbe quella che è. In compenso i comuni che usufruiscono del fondo, partecipano alla creazione di ricchezza generale, assumendosi i costi delle infrastrutture locali come le strade, gli acquedotti, che permettono alle persone di viverci, i costi della formazione di base – le scuole comunali, per intenderci -, eccetera, eccetera. Lugano non sarebbe Lugano se attorno avessse il deserto. Ecco il senso del fondo di perequazione. E far leva sul senso etico a proposito di questo argomento sfiora la disonestà o l’ignoranza.
Renato Quadroni
Alcuni pensieri in libertà Leggi tutto »
laRegione, 29 ottobre 2020 Di Mario Delucchi e Celso Tantardini (seguono altri 18 firmatari)
Terminate le consultazioni della popolazione dei comuni della Val Mara, è ora tempo di bilanci e di riflessioni. Il progetto ha rivelato fin dall’inizio il suo principale punto debole, cioè quello di voler aggregare entità profondamente diverse fra di loro per conformazione territoriale, cultura e storia. Ne è nato un mosaico eterogeneo, in cui due comunità non si sono per niente riconosciute: Bissone e Arogno. Il primo, con il netto rifiuto già a livello di Consiglio comunale, il secondo con un chiaro voto popolare contrario (278 contro 244), avvalorato da una massiccia partecipazione alle urne (70,5%), segno del grande attaccamento degli elettori per il proprio paese. In sostanza, su cinque comuni chiamati in causa, solo tre hanno aderito alle proposte dei rispettivi municipi: Rovio, Maroggia e Melano. E ora, quali sono le prospettive? Il Consiglio di Stato ha accettato il rifiuto di Bissone senza porre alcuna condizione. Dall’Esecutivo cantonale ci aspettiamo analogo atteggiamento di rispetto della volontà popolare anche per Arogno. Un eventuale tentativo di far cambiare parere alla popolazione di Arogno, sia da parte del Cantone, sia da parte dei fautori dell’aggregazione sarebbe una pessima lezione di civica. Sarebbe come dire che le regole democratiche valgono solo quando fanno comodo.
La votazione di Arogno non va letta in termini di vincitori e vinti, ma come legittimo desiderio della popolazione di continuare a sussistere in autonomia con il contributo di tutti, contrari e favorevoli all’aggregazione. Attorno a questo desiderio di autonomia, il paese deve ritrovare la sua coesione in un continuo dialogo tra visioni magari diverse, ma non per questo contrapposte. Vivere in una comunità significa saper comprendere l’altro, anche quando le idee divergono. Favorevoli e contrari all’aggregazione sono prima di tutto cittadini di Arogno, donne e uomini ai quali deve premere innanzitutto il benessere della comunità in cui vivono. Ciò premesso, come è già stato scritto, le soluzioni possibili sono tre: la prima consisterebbe nel proseguire l’iter aggregativo senza Arogno, cioè soltanto tra Rovio, Maroggia e Melano, una soluzione che i comuni interessati dovranno valutare attentamente, poiché le prospettive saranno diverse rispetto a quelle descritte nel precedente progetto. La seconda, quella di un’aggregazione coatta del comune di Arogno da parte del Gran Consiglio, una prova di forza che non si giustificherebbe neppure lontanamente, tenuto conto del numero degli abitanti (circa mille), delle caratteristiche territoriali (un’estensione quasi uguale alla somma del territorio degli altri tre comuni) e della capacità del comune di far fronte ai servizi necessari alla popolazione. La terza soluzione, quella che noi auspichiamo, suggerirebbe di soprassedere a questo progetto, dilazionandone la ripresa in tempi migliori. Migliori anche dal punto di vista delle risorse comunali e cantonali, che dovranno essere oculatamente riviste a seguito del salasso finanziario prodotto dalla pandemia che stiamo vivendo. Come è accaduto in altre regioni del Cantone, fra qualche anno le sensibilità e le prospettive potrebbero cambiare. Nulla è immutabile. In altre parole, vorremmo che si evitassero decisioni avventate, dettate dal desiderio di “aggregare” anche a costo di creare dolorose fratture tra le comunità interessate. Ripensare un progetto non è una sconfitta, ma indice di saggezza.
Aggregazione Val Mara: quali prospettive? Leggi tutto »
L’opinione di MIRIAM CLEMENTE ACQUISTO* pubblicata nella pagina LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 16.10.2020
FUSIONE VAL MARA? NO GRAZIE
In queste ultime settimane vi è un susseguirsi di articoli nei quotidiani dove i fautori dell’aggregazione non lesinano nell’evidenziare quanto questo progetto possa essere ottimale per i Comuni interessati (progetto Val Mara, n.d.r.). Questa continua presa di posizione – con articoli, invio spasmodico di materiale informativo e quant’altro – è forse sintomo di qualche incertezza? È vero che probabilmente in un futuro la strada da percorrere sarà questa, ma trovo che il momento non sia ancora giunto. Come già evidenziato da chi ha preso posizione prima di me, sarà il nuovo Municipio a decidere quali progetti portare avanti e quali invece «parcheggiare» o quale via intraprendere per altri servizi da fornire all’utenza. È compreso il tanto temuto moltiplicatore d’imposta. Una situazione che lascia qualche perplessità visti gli investimenti prospettati e l’attuale crisi epidemiologica in corso, che nessuno sa quanto possa ancora durare.
Nel futuro Esecutivo non vi è possibilità di avere una rappresentanza certa del proprio Comune. Ciò può portare a non far parte dello stesso e dunque a non avere il giusto peso. Con un gremio a sette tecnicamente ogni ente locale dovrebbe avere almeno un municipale, ma il condizionale è d’obbligo. Bene sarebbe che i Comuni interessati portino a termine i progetti in corso. A Maroggia ve ne sono diversi, rinaturazione del torrente Val Mara, riqualificazione di foce e lido con edificazione di un nuovo stabile balneare, attracco per il battello, acquisizione del terreno ex collegio Don Bosco, stabile ex Coop e altro ancora.
Aggregazioni o fusioni di regola portano a un’ottimizzazione di costi d’esercizio e logistica e malauguratamente tagli di personale. Nel nostro caso i decantati maggiori servizi giustificheranno il fatto che tutto il personale viene ricollocato ma chiaramente con funzioni diverse da quelle attuali, ma sempre con la stessa classe di stipendio. Anche nuovi progetti in ambito aggregativo, per esempio il nuovo porto intercomunale a Melano andrà a discapito di Maroggia che ha già un suo porto ben funzionale.
Considerato che questa è un’aggregazione di comodo e dunque non imposta da nessun organo superiore, sono del parere che si possano, qualora fosse necessario, avere delle buone collaborazioni intercomunali come già peraltro avviene e dunque mantenere ognuno la propria identità e autonomia decisionale in casa propria e non diventare un anonimo quartiere. Il progetto aggregativo può essere tranquillamente messo a riposo e eventualmente ripreso e affinato qualora fosse strettamente necessario.
* consigliera comunale di Maroggia
Fusione Val Mara? No Grazie Leggi tutto »
L’opinione di Patrick Galimberti pubblicata nella pagina LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 15.10.2020
L’OPINIONE / PATRICK GALIMBERTI*
I COMUNI NON SONO DA SVENDERE
Ho seguito con attenzione le opinioni di molte lettrici e lettori che hanno deciso di profilarsi su questo tema molto importante: vogliamo mantenere le autonomie comunali locali? A tutti loro il mio plauso perché hanno dimostrato di tener vivo lo spirito democratico e di averlo anche effettivamente esercitato partecipando a un dibattito che le nostre istituzioni comunali hanno a lungo snobbato.
In Ticino sono spariti negli ultimi anni circa 140 Comuni. Si può pensarla come si vuole, ma non tutte le fusioni hanno avuto il successo sperato. Alcune che erano strettamente necessarie (soprattutto da un punto di vista finanziario) sono state ben recepite e hanno portato nuova linfa alle istituzioni comunali aggregate. Altre (quelle pensate a tavolino) hanno portato a un impoverimento del dibattito politico e a uno smantellamento sistematico delle autonomie locali oramai relegate a frazioni del tutto: vi sono degli esempi di queste fusioni anche nelle valli del Sottoceneri.
Non so quale scenario prevarrà in questo caso (il progetto Val Mara, n.d.r.), ma posso azzardare quanto segue: ciò che accomuna queste fusioni è di solito un improvviso aumento dello stipendio dei municipali del nuovo Comune aggregato secondo il principio dell’«adesso siamo più grandi e dobbiamo lavorare di più» oppure la massima «non siamo dei politici di professione». Si può anche notare che abitualmente l’aumento degli stipendi è deliberato a maggioranza assoluta e in tempi record. L’aumento dello stipendio, di solito, è anche inversamente proporzionale alla diminuzione del moltiplicatore comunale, perché ci sono «importanti opere da realizzare» e quindi bisogna spendere (sempre) di più. Questi ragionamenti sono inoltre conditi da pensieri profondi ma contraddittori come «uniamoci per non farci prendere dalla grande Lugano o da Mendrisio», che è un po’ come dire: «Non pensiamo al nostro orticello ma all’orto più grande, ma non a quello di Lugano o Mendrisio”.
Con questi grandi sillogismi, che riducono la vita comunitaria a mere logiche di partito, concludo con l’auspicio che questo fine settimana si esprima un voto che soppesi bene l’importanza delle autonomie locali (che costituiscono il nucleo comunitario principale) rispetto agli altri interessi più terreni. Fatta questa ponderazione, vinca la volontà popolare. Vale la pena svendere l’autonomia del tuo Comune? Vuoi che il tuo Comune entri nella lunga lista dei Comuni che non esistono più?
* vicepresidente del Consiglio comunale di Rovio
I Comuni non sono da svendere Leggi tutto »
Lettera di Cinzia Matazzi nella rubrica LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 15.10.2020
Aggregazione
Se Arogno ha paura dei contrari
Il Municipio di Arogno ha organizzato la votazione popolare consultiva del 18 ottobre sul progetto di aggregazione a quattro (Arogno, Rovio, Maroggia, Melano). Il materiale di voto è arrivato nelle case dei cittadini. Contrariamente alle regole, oltre alla scheda e alle spiegazioni, c’è solo il parere favorevole; non c’è invece il parere di chi è contrario all’aggregazione. Ufficiosamente sentita da un contrario, la Sezione degli enti locali avrebbe detto che non si tratta di una vera votazione ai sensi della Legge sull’esercizio dei diritti politici, per cui il Municipio può prescindere dall’inserire, nella busta ufficiale col materiale di voto, il parere dei contrari. Sorprendente superficialità. Non è una votazione vera e ufficiale? La Costituzione cantonale dice che «i Comuni non possono fondersi con altri Comuni o dividersi senza il consenso dei loro cittadini e l’approvazione del Gran Consiglio» (art. 20, cpv. 1). Il consenso dei cittadini è imprescindibile. Come lo si ottiene? Con una votazione. Che dev’essere una votazione vera, ufficiale. La legge sulle aggregazioni e separazioni dei Comuni stabilisce per questo che il Consiglio di Stato «trasmette ai Municipi la sua proposta, affinché la sottopongano con il loro preavviso alle rispettive assemblee, in via consultiva, entro un termine che sarà loro fissato» e aggiunge che «va garantita un’adeguata informazione alla popolazione» (art. 6 cpv. 3). La votazione popolare consultiva è pertanto un passaggio ufficiale obbligato. È una vera votazione popolare, con obbligo di seggio di voto in ciascuno dei Comuni coinvolti. Senza questo filtro, il progetto d’aggregazione non può proseguire. Consultiva non significa «non vera». Lo svolgimento delle votazioni popolari è disciplinato dalla legge e dal regolamento sull’esercizio dei diritti politici. Per le votazioni comunali il regolamento impone al Municipio regole precise e vincolanti. Il punto fondamentale è il seguente: «L’opuscolo informativo contiene: a) una breve presentazione dell’oggetto con il testo sottoposto al voto e la domanda che figura sulla scheda; b) un testo con le argomentazioni a favore dell’oggetto; c) un testo con le argomentazioni contrarie all’oggetto; d) le eventuali raccomandazioni di voto del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato o, nelle votazioni comunali, del Consiglio comunale e del Municipio» (art. 10, cpv. 3). Il Municipio di Arogno non ha rispettato queste regole. Perché nella busta ufficiale non si è voluto inserire un testo con le argomentazioni dei contrari? Anche ammettendo la tesi fantasiosa secondo cui quella del 18 ottobre non sia una «votazione vera», la correttezza democratica avrebbe dovuto indurre il Municipio a dare spazio in ogni caso sia a chi è pro sia a chi è contro. Fino a prova contraria, la nostra è una democrazia vera. Se ci fosse un ricorso?
Cinzia Matazzi
Arogno
Se Arogno ha paura dei contrari Leggi tutto »
Pubblico questo testo che doveva essere solo un commento all’articolo “Arogno, quale futuro” di Joy G. Cometta, apparso questa mattina sul CdT (10.14.2020)
Se accetti questa aggregazione, non ci saranno altre possibilità di discussioni su alternative migliori, praticabili, possibili, sostenibili. Davanti al piatto servito, dovrai trattare con i convenuti ed eventuali convitati di pietra.
Gian-Luca Lardi, favorevole all’aggregazione, scrive sulle pagine del Cdt di ieri. “È possibile che la lista degli investimenti contenuta nello studio di aggregazione manchi di realismo. Così come è condivisibile la critica che il processo di aggregazione avrebbe dovuto coinvolgere di più anche le voci critiche, ma chi si è trovato a dover gestire questo progetto in tempi relativamente stretti ha optato per compromessi come lo si deve ormai fare in tutti gli ambiti.”
Ma che ragioni ci sono per tutta questa fretta? L’aggregazione bisognava farla a tutti i costi ancora nel corso di questa legislatura? Siccome è una aggregazione che viene dal basso, come è stato detto da un importante rappresentante delle istituzioni, e per basso si deve intendere dai sindaci e non certo dalla popolazione che non è stata coinvolta, quali sono i rapporti di forza fra i sindaci proponenti? Ci sono forse degli interessi che devono ancora palesarsi quali veri motori di questa frettolosa aggregazione?
Il gruppo “Melano a misura d’uomo” paventa che gli ultimi prati verdi del comune, alcuni dei quali molto pregiati e residuali in riva al lago Ceresio, non saranno più difendibili dall’assalto edilizio-speculativo una volta avvenuta l’aggregazione. Considerando che il progetto aggregativo vuole rendere attrattiva la regione per le famiglie, saranno favorite nuove lottizzazioni e nuove costruzioni anche negli altri comparti del “futuro comune”, aumentando ancora la già alta pressione sull’ambiente, gli ecosistemi la biodiversità. Ma possiamo e dobbiamo permetterlo? In questo periodo di grandi incertezze e cambiamenti climatici, le istanze ecologiche e la sostenibilità non sono state invitate al tavolo delle discussioni.
Signori, non è che dobbiamo buttarci a capofitto in questa aggregazione con logica competitiva per difenderci dai poli attrattivi di Mendrisio e Lugano, e per far questo costruiamo infrastrutture, case e palazzine in un territorio, il Ticino, che detiene il secondo triste primato nelle statistiche nazionali per gli appartamenti sfitti. Non dovremmo anche noi considerare la situazione ad un livello un po’ più generale e riesaminare il progetto?
Renato Quadroni
Ricevo questo scritto da Celso Tantardini che sottoscrivo e pubblico, 13.10.2020
AGLI ELETTORI DI AROGNO
La superfice totale del nuovo comune sarà di 19,5 Km/2 Arogno da solo ne copre 8,5, poco meno di quanto ne misurano gli altri tre assieme e conta una popolazione di mille abitanti.
Ha una rete comunale di strade carrozzabili di circa 15 km, dei quali 11 che attraversano boschi e campagne e quindi soggette a manutenzione costante, più una vasta rete di percorsi pedonali. La pulizia delle strettoie del nucleo, in particolare nel periodo invernale con la presenza di ghiaccio e neve, deve essere rapida e continua.
L’acquedotto che serve il nucleo e le cinque frazioni, si estende fino al ponte di Caprino , ha una lunghezza di tubazioni maggiore a quella dei più grossi comuni della regione.
Il sistema di controllo e potabilizzazione dell’acqua è di ultimissima generazione.
Quando si tratterà di votare i crediti per la manutenzione di queste infrastrutture, saranno i rappresentanti degli altri comuni a decidere: sul fondo stradale, sullo sgombero della neve e lo spandimento del sale, sulla pulizia delle aree verdi e dei cigli stradali, sugli stabili, sull’acqedotto e altro ancora.
Saranno pronti a destinare buona parte del loro gettito d’imposta per mantenere il nostro territorio e i servizi di cui gode oggi la popolazione di Arogno ?
O in nome del risparmio questi servizi verranno ridotti o soppressi ???
Visto che il territorio non lo si può restringere e le strade non si possono accorciare i risparmi verranno indirizzati sul resto delle spese comunali, come le scuole e la cancelleria. Fare oggi promesse che domani saranno gli altri a dover mantenere mi sembra un po’ azzardato,
A decidere sarà il nuovo consiglio comunale dove al massimo i rappresentanti di Arogno saranno otto su trenta e quindi conteranno come il due di picche a scopa.
Con un SI a questa aggregazione alla popolazione viene preclusa per sempre ogni e qualsiasi possibilità di ridiscutere un’ eventuale diversa soluzione.
Con un NO rimangono aperte altre opzioni da studiare con calma, coinvolgendo tutti nel caso in cui, in un futuro il più lontano possibile, dovesse ripresentarsi questa situazione.
La legge organica comunale dice:
Art. 111 – Il sindaco provvede entro cinque giorni, all’esposizione all’albo comunale delle risoluzioni la cui pubblicazione è prevista dalla legge o quando l’interesse generale lo richiede.
Art. 112 – 1 Il municipio informa la popolazione sui problemi comunali di particolare interesse.
Perchè durante i due anni e oltre di studi di questo progetto non è mai stato fatto ?
Forse la fusione e scomparsa del nostro comune non era un tema di interesse generale?
Questi processi hanno successo se vengono proposti e costruiti dal basso e non quando vengono presentati a fatto concluso come si sta facendo in questa occasione.
NO
a una decisione senza possibilità di appello
Celso Tantardini
Renato Quadroni
Lettera di Mosè Cometta e l’opinione di Giorgio Falconi pubblicate nella rubrica LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 12.10.2020
https://epaper.cdt.ch/epaper/viewer.aspx?publication=CDT
Aggregazione
Progetto Val Mara: basta panzane di Mosè Cometta
Ci risiamo, come per ogni grande progetto, più ci si avvicina alla data delle votazioni e più i contrari alzano la voce fomentando paure nella popolazione. Vorrei fornire un rapido elenco di argomenti che smentiscono le loro tesi più infondate.
1) L’aggregazione Val Mara non è comparabile a un’aggregazione fra un piccolo Comune e un grande centro; tutti i paesi sono simili e nessuno perderà potere decisionale. Gli interessati si informino piuttosto sul caso di Maggia, che potrebbe rappresentare bene il futuro di Val Mara.
2) I desiderata dei sindaci attuali non sono leggi scritte nella pietra ma semplici proposte. Spetterà al nuovo Comune – ai suoi cittadini – scegliere in cosa investire. Un cittadino di Rovio potrà finalmente esprimersi sull’opportunità di un progetto a Melano che avrebbe effetti sull’intero comparto, guadagnando di fatto un potere decisionale che oggi non ha.
3) Il nuovo Comune, economicamente forte, potrà garantire una miglior vita sociale ai suoi cittadini investendo meglio, coordinando le varie attività e aiutando ancor di più le associazioni locali.
4) Val Mara avrà più potere contrattuale di fronte al Cantone e agli altri Comuni, facendo rispettare meglio la volontà dei suoi cittadini: il progetto contribuirà a preservare l’autonomia locale di fronte alle pressioni esterne.
5) L’identità non verrà cancellata, come qualcuno teme. Anche i contrari riconoscono la necessità di un miglior coordinamento intercomunale: l’aggregazione è il miglior scenario per questo coordinamento, poiché migliora i servizi ai cittadini e gode di una forza finanziaria superiore a quella dei singoli Comuni.
Prima di votare su un progetto simile è legittimo avere paura. Informarsi, leggendo i documenti, è però un ottimo antidoto. Peccato che i più ferventi oppositori non l’abbiano ancora fatto e continuino a propagare notizie false e mezze verità, negando l’evidenza (ribadita più volte da autorità, documenti ed Enti locali), evitando le occasioni di discussione pubblica e rendendo di fatto impossibile una discussione seria e serena su un progetto tanto importante.
Mosè Cometta
Melano
L’opinione / Giorgio Falconi*
Progetto male organizzato di Giorgio Falconi*
Alcuni cittadini si sono riuniti sabato 5 settembre 2020 per una vera discussione sul tema dell’aggregazione dei Comuni di Arogno, Maroggia, Melano e Rovio (progetto Val Mara, n.d.r.) e la discussione – presenti sia favorevoli sia contrari – è stata molto interessante ed apprezzata da tutti i presenti.
Fra le varie rimostranze sollevate si possono citare l’informazione unilaterale della Commissione aggregazione (composta dai quattro sindaci attuali), la perdita definitiva dell’autonomia comunale svenduta per presunti nuovi servizi nonché la mancanza di un rigore contabile nel gestire il progetto di fusione.
Riallacciandosi alla questione più emotiva della perdita di autonomia, non è chiaro finché non vedremo le schede di voto chi potrà decidere il nome del nuovo Comune (Basso Ceresio o Val Mara). Chi non è favorevole alla fusione potrà dare una preferenza per il nome nel caso i favorevoli ottengano la maggioranza? Oppure è obbligato ad essere favorevole per potersi esprimere sul nome? O forse si dimentica che la Svizzera non è terra di plebisciti?
Il progetto di fusione risulta, infine, disorganizzato: non esiste una amministrazione comunale forte e rodata che lo possa condurre a buon fine in modo veloce e con costi contenuti. Si dovrà votare un nuovo Consiglio comunale e un nuovo Municipio a 7 membri non prima di 12 mesi dopo la votazione del 18 ottobre (pare che non si voterà ad aprile 2021). Il nuovo Consiglio comunale e il nuovo Municipio non avranno quindi nessuna esperienza in merito a come si gestisce una fusione e saranno ostaggio dell’amministrazione (o almeno di quelli che resteranno).
In caso di sì alla fusione, i Comuni potrebbero così sprofondare in un limbo amministrativo di inerzia dove, si odono voci, l’unico tema all’ordine del giorno sarà la revisione dei piani regolatori comunali con lo strumento del piano direttore comunale.
Vale la pena svendere l’autonomia del tuo Comune? Vuoi che il tuo Comune entri nella lista dei Comuni che non esistono più? Votiamo un no convinto a questo progetto inutile e costoso.
* Per Alleanza democratica di Rovio
Progetto Val Mara Leggi tutto »
PROGETTO VAL MARA
Lettera di Lorenzo Cavagliotti, sezione PLR di Maroggia, pubblicata nella rubrica LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 10.10.2020
Aggregazione fatta in sordina? No grazie
Un progetto d’aggregazione presentato solo alla fine nel quale punti negativi apparentemente non ci sono. Una visione troppo ottimista in quanto sappiamo bene che ad ogni cambiamento ci sono punti positivi, ma anche punti negativi. La Commissione è stata furba nel lasciare alla popolazione la scelta del nome del nuovo Comune, in modo da mostrare una falsa partecipazione al progetto.
Non dobbiamo confondere la futura fusione con la collaborazione, che esiste già tra le varie società ricreative che per natura hanno bisogno un ampio bacino di popolazione e territorio per potere avere maggiori entrate, strutture e persone disposte ad aiutare.
Il nostro no non è dettato da una questione di campanilismo o di perdita d’identità ma è dovuto al fatto che non vediamo reali vantaggi per i cittadini.
Da non trascurare poi l’importante questione finanziaria: le politiche di investimento dei grandi progetti non sono sostenibili a parer nostro, anche a causa della congiuntura economica non rosea che il nostro territorio sta affrontando. Porterà sicuramente a un aumento del moltiplicatore nel corso degli anni con tutti questi investimenti previsti nei 4 comuni. Per questi motivi vi chiediamo di votare no all’aggregazione!
Lorenzo Cavagliotti, Maroggia, sezione PLR
https://epaper.cdt.ch/epaper/viewer.aspx?publication=CDT&date=10_10_2020&tpuid=523
Aggregazione fatta in sordina? No grazie Leggi tutto »
In data 08.10.2020 riceviamo e pubblichiamo il volantino dell’Alleanza Democratica-Lega-UDC-PPD e indipendenti Rovio
L’opinione di Giorgio Falconi pubblicata nella rubrica LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 5.10.2020
Val mara: l’inutile fusione Leggi tutto »
Lettera di Mario Delucchi pubblicata nella rubrica LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 5.10.2020
Era inevitabile. Quando le argomentazioni sono inconsistenti o si limitano a generiche promesse, si agitano spauracchi e si sbandierano le profezie più nere. Se Arogno rifiuterà l’aggregazione della Val Mara, apriti cielo! «Se oggi rifiutassimo di entrare in questo progetto, un domani potremmo ritrovarci più poveri, isolati, sempre meno capaci di far fronte alle necessità della popolazione». E ancora: «Potremmo essere obbligati ad aggregarci con un altro Comune».
Lo stile ricorda le prime campagne dei fautori dell’annessione della Svizzera all’Unione Europea. Anche allora si agitavano i più neri spauracchi. Guai se la Svizzera fosse rimasta fuori dall’Europa. Si ipotizzarono scenari devastanti per la nostra economia, le esportazioni sarebbero crollate, la Svizzera sarebbe stata tagliata fuori dai circuiti internazionali e via di questo passo.
Da allora sono passati molti anni e nulla di tutto questo si è avverato. Anzi, la Svizzera è rimasta fra le nazioni più benestanti, con il minor tasso di disoccupazione e con un alto reddito pro capite.
Evitino pertanto i fautori dell’aggregazione Val Mara di improvvisarsi profeti. Nessuno più crede a questi fantasmi. Occorrono fatti, non generiche assicurazioni basate su intenti. E i fatti ci dicono che questa aggregazione non farebbe altro che impoverire il comune di Arogno, portando i principali servizi lontano dalle famiglie, privandolo della capacità decisionale sulle necessità future, distribuendo gli investimenti su realizzazioni fuori dal proprio territorio (su 32 milioni previsti dal «nuovo Comune» per opere future, solo 1,5 milioni sarebbero destinati ad Arogno). I fautori dell’aggregazione non possono far promesse che non saranno loro a dover mantenere. Quando le scuole saranno centralizzate e in paese non ci sarà più nemmeno uno sportello di cancelleria, nessuno potrà dire «se l’avessi saputo». Magari non accadrà subito, ma quando capiterà sarà troppo tardi. È già successo altrove. Su due cose il comitato di sostegno all’aggregazione ha ragione: primo, quando dice che «il destino è nelle nostre mani», secondo, quando esorta «a non aver paura». Due inviti che sottoscrivo in pieno. Non abbiate paura a dire di no, non abbiate paura del futuro, se sarete voi a deciderlo. Il lupo non c’è.
Mario Delucchi
Davesco-Soragno
Aggregazione Val Mara: attenti al lupo Leggi tutto »
Articolo pubblicato sul Corriere del Ticino del 1.10.2020 nella pagina del Luganese quasi interamente dedicata al progetto di aggregazione dei comuni della Val Mara. Lo scritto è di Celso Tantardini, ex sindaco di Arogno, che esprime parere contrario al progetto.
L’OPINIONE / CELSO TANTARDINI*
PERCHÉ DIRE «NO» ALLA FUSIONE
Ho letto lo scritto distribuito in paese da Joy Cometta a nome del gruppo favorevole all’aggregazione. Non me ne voglia l’autore, ma il suo discorso sa molto di paternalismo e non ha niente a che vedere con i veri problemi causati dall’aggregazione.
Ormai tutti sanno che le aggregazioni hanno un unico scopo: risparmiare sui costi tramite la riduzione del personale e la concentrazione e conseguente riduzione dei servizi. L’economia privata lo definisce razionalizzazione e ottimizzazione dei costi.
Concretamente significa centralizzare tutto con un unico fine: ridurre i costi e aumentare gli utili. Questo non è il compito di un’istituzione pubblica! Essa deve badare in primo luogo al benessere generale e dotarsi di servizi vicini alla popolazione.
Raccontare che gli uffici comunali verranno distribuiti nei quattro quartieri è una presa in giro bella e buona. Se così fosse cadrebbe lo scopo dell’aggregazione. Altri comuni, in passato, hanno creduto a questa promessa, puntualmente non mantenuta.
Concentrare le scuole in un’unica sede serve a far sì che ogni classe abbia il numero massimo di allievi concesso dalla legge in modo da occupare il minor numero possibile di docenti. Il discorso vale per tutti i servizi. Il nuovo comune prevede investimenti
per circa 32 milioni di franchi. Per Arogno è previsto un unico investimento di 1,5 milioni per il Teatro. Proprietà privata e non in vendita. Dove sono destinati gli altri 30,5 milioni? Ce lo dice il rapporto dei fusionisti.
Melano: Porto regionale 3,5 mio. / Area di svago a lago 3,5.mio. / Centro sportivo 3,5 mio.
Acquisto terreni 2,5 mio. / Autosilo 7 mio.
Maroggia: Centro diurno 2 mio. / Scuola dell’infanzia 3 mio. Esproprio terreno Don Bosco 1,5 mio. / Realizzazione Parco 0,5 mio.
Rovio: Ristrutturazione Ala Materna, scuole e ostello 3,7 mio.
Quindi ad Arogno le briciole!
Ma se la fusione andasse in porto, il debito si ripercuoterà su tutta la popolazione del nuovo comune. Quindi Arogno, con un quarto della popolazione totale, si troverebbe a dover finanziare con le imposte dei suoi abitanti un quarto di questo debito,
cioè circa 7,5 milioni per lavori previsti tutti negli altri comuni. E i lavori urgenti di cui necessita Arogno? Posteggio sotto il Municipio, sbocco strada di Devoggio, rifacimento strada dal Ruers, tanto per fare qualche esempio. Sarà la maggioranza
del Municipio del nuovo comune a decidere se, dove, quando, come e da chi dovranno essere realizzati!
Quando due parti si siedono al tavolo per una trattativa, se una parte si prende tutto e l’altra rimane a mani vuote, significa che qualcosa tra i negoziatori non ha funzionato: o è mancato totalmente il rispetto e la considerazione della controparte,
oppure qualcuno aveva una gran fretta di chiudere la trattativa.
Certe argomentazioni dei fautori dell’aggregazione fanno sorridere. Venirci a raccontare che già oggi andiamo a fare il bagno nel lago a Melano o Maroggia non so cosa possa significare. Molti vanno a Riva San Vitale, altri a Melide, altri ancora a Bissone.
Quando io ho bisogno di un buon trancio di carne, mi fermo a Melano dove c’è una macelleria che mi serve ottimamente. La gente può andare a fare il bagno o la spesa dove vuole senza rinunciare alla propria autonomia. Il negozio di Arogno che è stato
di grande aiuto alla popolazione durante il lockdown e lo è tuttora, corre il rischio di dover chiudere se si continua a trasferire tutto a Melano. Con un «sì» a questa aggregazione, alla popolazione viene preclusa per sempre ogni e qualsiasi possibilità
di ridiscutere un’eventuale diversa soluzione.
Con un «no», rimangono aperte altre opzioni da studiare con calma, coinvolgendo tutti nel caso in cui, in un futuro il più lontano possibile, dovesse ripresentarsi questa situazione.*
*già sindaco di Arogno
“Perché dire NO alla fusione” Leggi tutto »
Corriere del Ticino di oggi, 1.10.2020. Quasi un’intera pagina dedicata al progetto di aggregazione dei comuni della Val Mara
Corriere del Ticino Leggi tutto »
residente dell’Associazione per l’autonomia dei Comuni ed ex Giudice di e
Articolo pubblicato sul Corriere del Ticino del 30.09.2020 a firma di Alberto Poli, Presidente dell’Associazione per l’autonomia dei Comuni ed ex Giudice di Pace del Circolo del Ceresio
“Solo svantaggi Progetto Val Mara L’aggregzione così non va bene” Leggi tutto »
20.09.2020. Pubblichiamo una lettera del nostro concittadino Celso Tantardini, ex sindaco di Arogno, in merito al progetto di aggregazione.
No a questa fusione! Leggi tutto »
Pubblichiamo uno screenshot della pagina 9 de “l‘Informatore ” del 28.08.2020 con gli interventi di due cittadini arognesi sul progetto di aggregazione dei comuni di Val Mara.
“Uno striscione per portare i giovani sui sentieri” Leggi tutto »
Articolo apparso su “l’Informatore” del 28.08.2020
(p.z.) Contenuti, forme di linguaggio utilizzate e futuro del comprensorio fra valle e lago. Non c’è dubbio: il progetto Val Mara crea dibattito. Giovedì sera si è svolto a Rovio l’ultimo dei quattro incontri estivi per la popolazione dei Comuni coinvolti nel percorso verso l’aggregazione. La votazione consultiva si avvicina: avrà luogo il 18 ottobre e gli abitanti sono chiamati non solo ad esprimersi sul progetto ma anche sul nome da dare al nuovo Comune: “Val Mara” o “Basso Ceresio” (cfr. l’Informatore del 7 agosto). Intanto il clima si scalda. Ognuno si costruisce la propria idea. Come quella espressa in maniera eclatante lo scorso 19 agosto su un traliccio della vecchia teleferica del Monte Sighignola. Teleferica che non è mai stata portata a termine. Ebbene, su quel pilone rimasto sul campo dopo la parziale demolizione della struttura mai decollata, è apparso uno striscione che fa riferimento proprio a questa importante scelta cui sono chiamati prossimamente gli abitanti di Arogno, Melano, Maroggia e Rovio. L’insegna (che reca un grande “NO”) è opera di Francesco Sala di Arogno, un alpinista appassionato di territorio. A lui abbiamo chiesto il motivo di questo gesto. “Al di là della volontà di esprimere la mia opinione personale sul progetto, mi premeva invogliare soprattutto i giovani a salire sulla Sighignola e scoprire i vecchi sentieri che a suo tempo percorrevano cacciatori e guardie di confine. Vecchi percorsi che di recente ho avuto modo di risistemare. Anche questo è un modo di far riscoprire e amare il territorio… non c’è solo la via dell’aggregazione!”. Per Francesco il traliccio è un chiaro segno degli errori del passato.
Aggregazione comuni della Val Mara Leggi tutto »
Volantino recapitato ai tutti i fuochi di Arogno venerdì 28.08.2020. L’autore è Claude Stauffer, che si esprime sul progetto di aggregazione dei comuni della Val Mara.
“VOGLIAMO QUESTA AGGREGAZIONE?” Leggi tutto »
di Malva Cometta
Articolo apparso su “la Regione” del 20.08.2020
Progetto di fusione dei comuni della Val Mara. Leggi tutto »
Articolo di Mario Delucchi apparso sul “Corriere del Ticino” il 18.08.2020
Lascia un commento / Aggregazione dei comuni della Val Mara, Contrario