
Pubblico questo testo che doveva essere solo un commento all’articolo “Arogno, quale futuro” di Joy G. Cometta, apparso questa mattina sul CdT (10.14.2020)
Se accetti questa aggregazione, non ci saranno altre possibilità di discussioni su alternative migliori, praticabili, possibili, sostenibili. Davanti al piatto servito, dovrai trattare con i convenuti ed eventuali convitati di pietra.
Gian-Luca Lardi, favorevole all’aggregazione, scrive sulle pagine del Cdt di ieri. “È possibile che la lista degli investimenti contenuta nello studio di aggregazione manchi di realismo. Così come è condivisibile la critica che il processo di aggregazione avrebbe dovuto coinvolgere di più anche le voci critiche, ma chi si è trovato a dover gestire questo progetto in tempi relativamente stretti ha optato per compromessi come lo si deve ormai fare in tutti gli ambiti.”
Ma che ragioni ci sono per tutta questa fretta? L’aggregazione bisognava farla a tutti i costi ancora nel corso di questa legislatura? Siccome è una aggregazione che viene dal basso, come è stato detto da un importante rappresentante delle istituzioni, e per basso si deve intendere dai sindaci e non certo dalla popolazione che non è stata coinvolta, quali sono i rapporti di forza fra i sindaci proponenti? Ci sono forse degli interessi che devono ancora palesarsi quali veri motori di questa frettolosa aggregazione?
Il gruppo “Melano a misura d’uomo” paventa che gli ultimi prati verdi del comune, alcuni dei quali molto pregiati e residuali in riva al lago Ceresio, non saranno più difendibili dall’assalto edilizio-speculativo una volta avvenuta l’aggregazione. Considerando che il progetto aggregativo vuole rendere attrattiva la regione per le famiglie, saranno favorite nuove lottizzazioni e nuove costruzioni anche negli altri comparti del “futuro comune”, aumentando ancora la già alta pressione sull’ambiente, gli ecosistemi la biodiversità. Ma possiamo e dobbiamo permetterlo? In questo periodo di grandi incertezze e cambiamenti climatici, le istanze ecologiche e la sostenibilità non sono state invitate al tavolo delle discussioni.
Signori, non è che dobbiamo buttarci a capofitto in questa aggregazione con logica competitiva per difenderci dai poli attrattivi di Mendrisio e Lugano, e per far questo costruiamo infrastrutture, case e palazzine in un territorio, il Ticino, che detiene il secondo triste primato nelle statistiche nazionali per gli appartamenti sfitti. Non dovremmo anche noi considerare la situazione ad un livello un po’ più generale e riesaminare il progetto?
Renato Quadroni