“Sì del Governo a una Val Mara senza Arogno”
Su ticinonews del 14.01.2021 a firma di MJ
https://www.ticinonews.ch/ticino/si-del-governo-a-una-val-mara-senza-arogno-ED3674732
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Troviamo questo scritto nella casella di posta elettronica e lo pubblichiamo volentieri.
Una giornata da Valmarese
Ho appena spento la luce. Il sonno arriva piano piano e con esso immagini sempre più nitide…Sogno di essere un Valmarese, già da alcuni anni.
-Di dove sei?, mi chiede il mio nuovo compagno di lavoro , e io rispondo: – Di Ar…, cioè, di Valmara. Lo sguardo incredulo del mio interlocutore mi costringe per l’ennesima volta a spiegare che non abito in una valle, ma in un paese che un tempo era il comune di Arogno, ma che ora, purtroppo, non c’è più. Lui non capisce perché, se è un paese, si chiama con il nome di una valle.
-Lascia perdere, gli dico.
Devo andare in Municipio per ottenere un estratto della mappa comunale. Prendo l’autopostale, perché non guido. Devo andare a Melano, ma poi, per rientrare, quanto dovrò aspettare? Mah! Trovo il Municipio, è il municipio di Valmara. Bello, non c’è che dire. La signorina mi chiede un documento di identificazione,…sa, non la conosco. Già, come potrebbe conoscermi? Neanch’io la conosco. -Le preparo l’estratto per domani, può passare a prenderlo? Che vuoi che dica? Altro autopostale, altre ore di attesa, mezza giornata persa. -D’accordo, tornerò domani.
La sera, mio nipote, che frequenta le medie a Riva, mi chiede un aiuto per i compiti. Deve scrivere i nomi di sindaco, municipali, segretario comunale, presidente del Consiglio comunale. Non so che dire, uno mi pare di conoscerlo, credo sia di Rovio, ma non ne sono certo. Il sindaco…boh, il segretario…forse è il marito di…no, non può essere. Guardiamo in internet, se abbiamo fortuna li troviamo. Ci salviamo con la tecnologia.
Nella bucalettere trovo un volantino che annuncia per giovedì prossimo una conferenza interessante a Maroggia, organizzata dalla Commissione culturale di Rovio. Pare che presentino un nuovo progetto per la discarica. E io come ci vado? La sera non ci sono più corse postali. Dovrei chiedere in giro, magari conosco qualcuno che ci va. Quando Arogno c’era ancora, alle serate organizzate dalla Commissione culturale ci andavo a piedi. Mi sa che dovrò rinunciare.
Mi dicono che il Municipio ha proposto di spostare tutti gli allievi delle elementari a Melano. Si farebbero delle sezioni monoclassi invece delle pluriclassi e si risparmierebbero due docenti. Un bel guadagno sia per lo Stato che per il Comune. Alcuni genitori sono inferociti perché avevano promesso che le scuole sarebbero rimaste in paese. Hanno promosso una sottoscrizione da inviare a Bellizona. Hanno firmato tutti, anche quelli che volevano l’aggregazione. Chissà come andrà a finire!
A giorni arriveranno le dichiarazioni d’imposta. Quacuno le ha già ricevute. Quando sono diventato Valmarese, i primi tempi avevamo il moltiplicatore all’85%%. Adesso è già al 90%. Per forza, il debito aumenta a vista d’occhio. A Maroggia e Melano hanno fatto un sacco di lavori. Ad Arogno invece aspettiamo ancora di sistemare i posteggi sotto l’ex municipio. I due rappresentanti dell’ex comune di Arogno che siedono in Municipio ci hanno provato, ma sembra che le priorità siano altre. Forza, magari col tempo…
Suona la sveglia, il sogno svanisce. Mi sembra sia durato l’intera notte. Sul tavolo di cucina trovo una lettera del Municipio che stavo leggendo ieri sera. In alto a sinistra campeggia una bella testa di caprone. Sorrido compiaciuto. Sono ancora di Arogno.
Riflessioni sul volantino “Un futuro per Arogno” recapitato oggi a tutti i fuochi del paese dai sostenitori dell’aggregazione.
Se il volantino recapitato a tutti i fuochi è la risposta che avevi promesso…
Ritengo che questo insistere nel voler a tutti costi e frettolosamente reintegrare Arogno nel processo aggregativo sia pernicioso sotto molti punti di vista. Dimostrate di essere dei cattivi perdenti. Dopo aver accusato i contrari all’aggregazione di essere diffusori di disinformazione, ora dal volantino non traspare altra preoccupazione che quella economica e finanziaria a breve termine, che naturalmente è importante, ma non è l’unico aspetto rilevante nella vita di un Comune; mentre per voi la questione finanziaria è lo strumento principale su cui fare leva per ribaltare la votazione consultiva svoltasi in modo democratico. Una volta aggregati, se mai lo saremo, la questione finanziaria non sparirà come d’incanto. Sarà sempre lì, mentre scompariranno alcuni servizi di prossimità, come pure mestieri e professioni; non ci sarà più l’anima politico-amministrativa del comune, forse anche le scuole. Il villaggio diventerà un quartiere dormitorio in cui sarà sempre più difficile ottenere ciò di cui si ha bisogno, perché le esigenze di “quartiere” saranno vagliate e confrontate con le esigenze e le priorità degli altri quartieri dell’entità. E questa nuova entità in competizione con le altre, cosa non farà pur di essere attrattiva per le nuove famiglie? Costruirà centri sportivi, porti regionali, autosili, mentre i privati costruiranno, se potranno, stabili abitativi per le nuove famiglie, perché questa è lagica…
Nella attuale fase storica, però, questi processi disegnati a partire dagli anni Novanta, in epoca neoliberista, stanno dimostrando segni di esaurimento. Vuoi perché non hanno saputo corrispondere alle promesse, vuoi per un sempre maggiore senso di precarietà ed insoddisfazione che si è diffuso nella società e verso la classe politica in generale che ha cavalcato questa ideologia.
Con il tempo verrà meno anche l’attaccamento dei cittadini al territorio stesso, perché l’istituzione che lo governa sarà sempre meno raggiungibile, elitaria, lontana.
Avrei voluto più riflessione, e di spunti ce ne sono stati sui post pubblicati, sui processi aggregativi e la loro storia che rimanda a movimenti ben più ampi quali la globalizzazzione, l’urbanizzazione del territorio, la metropolizzazione, di cui su scala ridotta i processi aggregativi fanno parte, ma anche sugli attori che tali processi promuovono e amministrano.
Come senza riscontro, ad ulteriore prova che non c’è attenzione verso argomenti e fatti che potrebbero condizionare la tua e vostra visione, o che forse non capite, altrimenti non avreste scritto il capitoletto “E’ etico farsi mantenere?”, c’è il fatto che nel Canton Ticino nel 2020, 36 entità comunali hanno versato nel fondo di perequazione 70’459’639 milioni di franchi, mentre 78 entità, tra comuni e quartieri, hanno prelevato 72’459’639 milioni di franchi dal fondo di compensazione, di cui 2’000’000 dalle riserve.
Cosa vuol dire questo in un territorio come il Canton Ticino?
Non tutti possono creare ricchezza sul proprio territorio comunale. Molti dei cittadini di comuni che attingono al fondo di perequazione, partecipano come pendolari (medici, infermieri, impiegati, operai, insegnanti, cuochi camerieri, inservienti, eccetera, eccetera) alla creazione di ricchezza in quei centri dove la ricchezza si produce perché lì ci sono le infrastrutture, ci sono uffici, banche, fabbriche, scuole superiori, grandi magazzini, ristoranti, alberghi, musei, teatri. Ospedali. Senza apporti esterni, Lugano non sarebbe quella che è. In compenso i comuni che usufruiscono del fondo, partecipano alla creazione di ricchezza generale, assumendosi i costi delle infrastrutture locali come le strade, gli acquedotti, che permettono alle persone di viverci, i costi della formazione di base – le scuole comunali, per intenderci -, eccetera, eccetera. Lugano non sarebbe Lugano se attorno avessse il deserto. Ecco il senso del fondo di perequazione. E far leva sul senso etico a proposito di questo argomento sfiora la disonestà o l’ignoranza.
Renato Quadroni
Alcuni pensieri in libertà Leggi tutto »
Questito domenicale di Renato Quadroni, 06.12.2020
L’avanzata del movimento ecologista a scapito dei partiti tradizionali nelle ultime elezioni federali ed il rinvio delle votazioni comunali in Ticino in primavera, causa Covid-19, sono tra i motivi della “magica accelerazione” del processo aggregativo dei comuni della Val Mara, culminato nella votazione consultiva del 18 ottobre che sappiamo come è andata a finire. Occasione più unica che rara, avranno pensato alcuni sindaci che gestiscono questi comuni, per impostare il nuovo comune e fare gioco senza doversi confrontare con il risultato delle urne per ulteriori altri anni. Resta da capire chi era o chi erano i motori che trainavano il carro…
Occasione più unica che rara. Leggi tutto »
Lettera aperta ai Signori Municipali e Consiglieri comunali di Claude Stauffer, 02.12.2020
Aggregazione
Cari Signori Municipali, Cari Consiglieri comunali, Cari amici,
Come semplice cittadino, mi permetto inoltrarvi questa presa di posizione. Ho assistito, via streaming, alla “seduta” del 23 novembre. Per riassumere la situazione attuale:
Detto questo, cosa possiamo fare e proporre ?
Questa commissione avrà il compito di trarre gli insegnamenti di una sconfitta programmata ed elaborare un progetto a lungo termine per il comune di Arogno. Con calma. Lasciamo tempo al tempo.
Nulla deve essere escluso: dal rimanere soli alla regionalizzazione, riflettere sugli argomenti a favore di uno studio di aggregazione (con chi ?), le possibilità di sviluppo, il piano finanziario, ecc
Il rapporto redatto dalla commissione sarà discusso, prima in CC, poi sottoposto alla popolazione con riunione e discussione.
Si tratta di costruire l’Arogno di domani e sicuramente non di rilanciare un processo aggregativo morto e sepolto.
Con i miei più cordiali saluti.
C. Stauffer. cstauffer@bluewin.ch
Presa di posizione Leggi tutto »
Articolo pubblicato da l’Informatore del 27.11.2020
“Le aggregazioni, oltre che causare la sistematica chiusura di molte cancellerie e servizi comunali di prossimità, non hanno di fatto impedito la chiusura di negozi, uffici postali, ristoranti, succursali di banche e attività artigianali [a livello svizzero, nota personale]. E non è che le imposte siano diminuite; in compenso quasi ovunque sono aumentate le diverse tasse d’uso per acqua, rifiuti eccetera. Questo significa che la promessa di migliorie e maggiori servizi è stata ampiamente disattesa per cui, con un minimo di autocritica, bisognerebbe avere l’onestà di fermarsi e analizzare i motivi del fallimento della politica delle aggregazioni.” Alberto Poli e Gabriella Gerosa, presidente e segretaria Associazione ticinese per l’autonomia dei Comuni (ATAC) nell’articolo “Aggregazioni: una deriva democratica”, Corriere del Ticino del 5.11.2020.
Arogno, la raccolta di firme parte dai giovani Leggi tutto »
Pubblichiamo la registrazione del Consiglio Comunale Straordinario del Comune di Arogno che si è svolto oggi 23.11.2020 in streaming, per chi non l’avesse visto. Ringraziamo il Comune per questo servizio. Purtroppo a difendere le ragioni del NO all’aggregazione c’era un’unica consigliera. Ad un certo punto due consiglieri comunali hanno insistito un po’ troppo sulla disinformazione cui sarebbero state vittime coloro che hanno votato NO. Vogliamo far notare che molti contrari all’aggregazione si sono impegnati con scritti, lettere ed hanno partecipato attivamente alle riunioni informative di Arogno. Con delusione apprendiamo ora che è in corso una raccolta di firme per cambiare l’esito della votazione consultiva che si è appena tenuta, e del cui risultato il Consiglio di Stato ha preso atto proponendo al Gran Consiglio un’aggregazione a tre. Ora si vogliono rimescolare le carte, per ribaltare una votazione. Questo, come già scritto da un sostenitore del NO, è un pessimo esempio di comportamento civico e di democrazia à la carte. Ne prendiamo atto.
Consiglio Comunale Straordinario Comune di Arogno Leggi tutto »
“l’Informatore” di oggi, 20.11.2020
“La Valmara prosegue a tre” Leggi tutto »
Corriere del Ticino online del 12.11.2020
Maroggia, Melano e Rovio vogliono proseguire nel progetto aggregativo senza Arogno (che in votazione consultiva ha respinto la proposta). Il comune di Val Mara potrebbe quindi comunque vedere la luce, ironicamente senza un bel pezzo della val Mara: «Siamo intenzionati ad andare avanti – ci dice il sindaco di Melano Daniele Maffei. – Non ci sono elementi contrari che ci dicano di fermarci». I tre Comuni hanno già discusso della cosa con la Sezione enti locali (SEL) «e ci sembra che anche da parte loro ci sia un’apertura». Hanno chiesto, inoltre, al Governo di posticipare le elezioni previste ad aprile, una facoltà concessa dalla Legge sulle aggregazioni ai Comuni che abbiano detto sì in votazione consultiva prima della fine di novembre. Si attende una risposta in merito dal Consiglio di Stato.
Questo il loro desiderio, starà ora al Consiglio di Stato vedere se assecondarlo. Esso deve infatti stendere un messaggio all’indirizzo del Gran Consiglio con una raccomandazione. Le opzioni sono tre: o abbandonare il progetto, o proseguire a tre, o inserire anche Arogno (ma questa è di gran lunga la più improbabile, dato che è stato più volte ribadito un no deciso alle fusioni coatte). Naturalmente, il Gran Consiglio potrà poi distaccarsi da quanto gli sarà proposto.
Il Legislativo si confronta
In tutto ciò, Arogno non sta alla finestra. Su richiesta di sette consiglieri comunali, lunedì il Legislativo è convocato in sessione straordinaria (extra-LOC) «per discutere il futuro del nostro paese». Sessione che potrà essere seguita in streaming alle 20.30 e in cui i consiglieri comunali (quasi tutti avevano avallato il progetto aggregativo) si confronteranno per capire come procedere.
Il precedente
Una situazione simile si era creata in seguito alla votazione consultiva per creare il comune di Tresa: Croglio, Monteggio e Ponte Tresa avevano detto sì, mentre Sessa si era tirata fuori per poche schede, salvo poi rientrare dalla finestra una volta capito che gli altri tre avrebbero proseguito con il progetto. Decisiva era stata una petizione firmata da più di metà degli aventi diritto di voto che aveva convinto il Gran Consiglio a reintegrare il Comune nel progetto. Va detto, però, che la differenza di voti a Sessa percentualmente era minore rispetto a quella emersa ad Arogno (con i no al 53%).
Val Mara, ora si pensa a un’aggregazione a tre Leggi tutto »
laRegione, 29 ottobre 2020 Di Mario Delucchi e Celso Tantardini (seguono altri 18 firmatari)
Terminate le consultazioni della popolazione dei comuni della Val Mara, è ora tempo di bilanci e di riflessioni. Il progetto ha rivelato fin dall’inizio il suo principale punto debole, cioè quello di voler aggregare entità profondamente diverse fra di loro per conformazione territoriale, cultura e storia. Ne è nato un mosaico eterogeneo, in cui due comunità non si sono per niente riconosciute: Bissone e Arogno. Il primo, con il netto rifiuto già a livello di Consiglio comunale, il secondo con un chiaro voto popolare contrario (278 contro 244), avvalorato da una massiccia partecipazione alle urne (70,5%), segno del grande attaccamento degli elettori per il proprio paese. In sostanza, su cinque comuni chiamati in causa, solo tre hanno aderito alle proposte dei rispettivi municipi: Rovio, Maroggia e Melano. E ora, quali sono le prospettive? Il Consiglio di Stato ha accettato il rifiuto di Bissone senza porre alcuna condizione. Dall’Esecutivo cantonale ci aspettiamo analogo atteggiamento di rispetto della volontà popolare anche per Arogno. Un eventuale tentativo di far cambiare parere alla popolazione di Arogno, sia da parte del Cantone, sia da parte dei fautori dell’aggregazione sarebbe una pessima lezione di civica. Sarebbe come dire che le regole democratiche valgono solo quando fanno comodo.
La votazione di Arogno non va letta in termini di vincitori e vinti, ma come legittimo desiderio della popolazione di continuare a sussistere in autonomia con il contributo di tutti, contrari e favorevoli all’aggregazione. Attorno a questo desiderio di autonomia, il paese deve ritrovare la sua coesione in un continuo dialogo tra visioni magari diverse, ma non per questo contrapposte. Vivere in una comunità significa saper comprendere l’altro, anche quando le idee divergono. Favorevoli e contrari all’aggregazione sono prima di tutto cittadini di Arogno, donne e uomini ai quali deve premere innanzitutto il benessere della comunità in cui vivono. Ciò premesso, come è già stato scritto, le soluzioni possibili sono tre: la prima consisterebbe nel proseguire l’iter aggregativo senza Arogno, cioè soltanto tra Rovio, Maroggia e Melano, una soluzione che i comuni interessati dovranno valutare attentamente, poiché le prospettive saranno diverse rispetto a quelle descritte nel precedente progetto. La seconda, quella di un’aggregazione coatta del comune di Arogno da parte del Gran Consiglio, una prova di forza che non si giustificherebbe neppure lontanamente, tenuto conto del numero degli abitanti (circa mille), delle caratteristiche territoriali (un’estensione quasi uguale alla somma del territorio degli altri tre comuni) e della capacità del comune di far fronte ai servizi necessari alla popolazione. La terza soluzione, quella che noi auspichiamo, suggerirebbe di soprassedere a questo progetto, dilazionandone la ripresa in tempi migliori. Migliori anche dal punto di vista delle risorse comunali e cantonali, che dovranno essere oculatamente riviste a seguito del salasso finanziario prodotto dalla pandemia che stiamo vivendo. Come è accaduto in altre regioni del Cantone, fra qualche anno le sensibilità e le prospettive potrebbero cambiare. Nulla è immutabile. In altre parole, vorremmo che si evitassero decisioni avventate, dettate dal desiderio di “aggregare” anche a costo di creare dolorose fratture tra le comunità interessate. Ripensare un progetto non è una sconfitta, ma indice di saggezza.
Aggregazione Val Mara: quali prospettive? Leggi tutto »
Ad una settimana di distanza dal voto il rammarico per il risultato non accenna ad attenuarsi: 34, 34 voti sono la differenza che ha determinato il respingimento del progetto aggregativo per il comune di Arogno; il già fortemente ostentato debole potere contrattuale che la nostra popolazione avrebbe avuto nel comune Val Mara è ora nullo; mi chiedo dunque con quale forza in un prossimo futuro il nostro comune possa andare a contrattare con il neonato vicino? Non dobbiamo illuderci che senza la nostra partecipazione il progetto decada, è infatti ridicolo pensare che il consenso arognese sia di fondamentale importanza, i risultati nei comuni a noi vicini hanno chiaramente espresso la volontà di concretizzare quanto è stato pianificato. Sinceramente non mi capacito del risultato, pensavo che la logica ed i fatti bastassero a superare la riluttanza che di primo acchito ha colpito tutti, me compreso. La campagna dei contrari ha fatto leva sui, giusti, sentimentalismi di una popolazione molto legata al proprio territorio, che però in questo caso, mal si sposano con il pragmatismo richiesto dalla politica; in un comune come il nostro, che come è stato più volte riferito non possiede nemmeno l’apparenza di una solidità finanziaria a lungo termine, l’aggregazione rappresentava una concreta soluzione, confido dunque che tutte le persone che coscientemente hanno votato per un rigetto di quest’opportunità siano pronte a proporre valide alternative. Non aver colto quest’opportunità dovrebbe farci riflettere sulla strada futura che intendiamo intraprendere, vogliamo rimanere legati ad un conservatorismo asfissiante, i cui risultati si possono constatare, o cercare di imbarcarci in questo nuovo progetto, che permetterà di affrontare le difficoltà non più come singoli ma come comunità?
Aggregazione mancata Leggi tutto »
Articolo apparso su “l’Informatore” del 23.10.2020 con un’intervista a Corrado Sartori, sindaco di Arogno
Tra gli scenari: Arogno da solo, come Sessa o Muggio Leggi tutto »
Commenti sulla votazione consultiva al “Quotidiano” della RSI, a partire dal sesto minuto: https://www.rsi.ch/la1/programmi/informazione/il-quotidiano/
https://www.rsi.ch/la1/programmi/informazione/il-quotidiano/
RSI Cronache della Svizzera italiana Commenti sulla votazione consultiva:
Commenti sulla votazione consultiva
https://www.tio.ch/ticino/attualita/1468808/dipartimento-comuni-istituzioni-progetto-aggregazioni
L’opinione di MIRIAM CLEMENTE ACQUISTO* pubblicata nella pagina LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 16.10.2020
FUSIONE VAL MARA? NO GRAZIE
In queste ultime settimane vi è un susseguirsi di articoli nei quotidiani dove i fautori dell’aggregazione non lesinano nell’evidenziare quanto questo progetto possa essere ottimale per i Comuni interessati (progetto Val Mara, n.d.r.). Questa continua presa di posizione – con articoli, invio spasmodico di materiale informativo e quant’altro – è forse sintomo di qualche incertezza? È vero che probabilmente in un futuro la strada da percorrere sarà questa, ma trovo che il momento non sia ancora giunto. Come già evidenziato da chi ha preso posizione prima di me, sarà il nuovo Municipio a decidere quali progetti portare avanti e quali invece «parcheggiare» o quale via intraprendere per altri servizi da fornire all’utenza. È compreso il tanto temuto moltiplicatore d’imposta. Una situazione che lascia qualche perplessità visti gli investimenti prospettati e l’attuale crisi epidemiologica in corso, che nessuno sa quanto possa ancora durare.
Nel futuro Esecutivo non vi è possibilità di avere una rappresentanza certa del proprio Comune. Ciò può portare a non far parte dello stesso e dunque a non avere il giusto peso. Con un gremio a sette tecnicamente ogni ente locale dovrebbe avere almeno un municipale, ma il condizionale è d’obbligo. Bene sarebbe che i Comuni interessati portino a termine i progetti in corso. A Maroggia ve ne sono diversi, rinaturazione del torrente Val Mara, riqualificazione di foce e lido con edificazione di un nuovo stabile balneare, attracco per il battello, acquisizione del terreno ex collegio Don Bosco, stabile ex Coop e altro ancora.
Aggregazioni o fusioni di regola portano a un’ottimizzazione di costi d’esercizio e logistica e malauguratamente tagli di personale. Nel nostro caso i decantati maggiori servizi giustificheranno il fatto che tutto il personale viene ricollocato ma chiaramente con funzioni diverse da quelle attuali, ma sempre con la stessa classe di stipendio. Anche nuovi progetti in ambito aggregativo, per esempio il nuovo porto intercomunale a Melano andrà a discapito di Maroggia che ha già un suo porto ben funzionale.
Considerato che questa è un’aggregazione di comodo e dunque non imposta da nessun organo superiore, sono del parere che si possano, qualora fosse necessario, avere delle buone collaborazioni intercomunali come già peraltro avviene e dunque mantenere ognuno la propria identità e autonomia decisionale in casa propria e non diventare un anonimo quartiere. Il progetto aggregativo può essere tranquillamente messo a riposo e eventualmente ripreso e affinato qualora fosse strettamente necessario.
* consigliera comunale di Maroggia
Fusione Val Mara? No Grazie Leggi tutto »
DI VENERDÌ
Ivan Pedrazzi
Rivista di Lugano 42_16.10.2020 Leggi tutto »
L’opinione di Patrick Galimberti pubblicata nella pagina LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 15.10.2020
L’OPINIONE / PATRICK GALIMBERTI*
I COMUNI NON SONO DA SVENDERE
Ho seguito con attenzione le opinioni di molte lettrici e lettori che hanno deciso di profilarsi su questo tema molto importante: vogliamo mantenere le autonomie comunali locali? A tutti loro il mio plauso perché hanno dimostrato di tener vivo lo spirito democratico e di averlo anche effettivamente esercitato partecipando a un dibattito che le nostre istituzioni comunali hanno a lungo snobbato.
In Ticino sono spariti negli ultimi anni circa 140 Comuni. Si può pensarla come si vuole, ma non tutte le fusioni hanno avuto il successo sperato. Alcune che erano strettamente necessarie (soprattutto da un punto di vista finanziario) sono state ben recepite e hanno portato nuova linfa alle istituzioni comunali aggregate. Altre (quelle pensate a tavolino) hanno portato a un impoverimento del dibattito politico e a uno smantellamento sistematico delle autonomie locali oramai relegate a frazioni del tutto: vi sono degli esempi di queste fusioni anche nelle valli del Sottoceneri.
Non so quale scenario prevarrà in questo caso (il progetto Val Mara, n.d.r.), ma posso azzardare quanto segue: ciò che accomuna queste fusioni è di solito un improvviso aumento dello stipendio dei municipali del nuovo Comune aggregato secondo il principio dell’«adesso siamo più grandi e dobbiamo lavorare di più» oppure la massima «non siamo dei politici di professione». Si può anche notare che abitualmente l’aumento degli stipendi è deliberato a maggioranza assoluta e in tempi record. L’aumento dello stipendio, di solito, è anche inversamente proporzionale alla diminuzione del moltiplicatore comunale, perché ci sono «importanti opere da realizzare» e quindi bisogna spendere (sempre) di più. Questi ragionamenti sono inoltre conditi da pensieri profondi ma contraddittori come «uniamoci per non farci prendere dalla grande Lugano o da Mendrisio», che è un po’ come dire: «Non pensiamo al nostro orticello ma all’orto più grande, ma non a quello di Lugano o Mendrisio”.
Con questi grandi sillogismi, che riducono la vita comunitaria a mere logiche di partito, concludo con l’auspicio che questo fine settimana si esprima un voto che soppesi bene l’importanza delle autonomie locali (che costituiscono il nucleo comunitario principale) rispetto agli altri interessi più terreni. Fatta questa ponderazione, vinca la volontà popolare. Vale la pena svendere l’autonomia del tuo Comune? Vuoi che il tuo Comune entri nella lunga lista dei Comuni che non esistono più?
* vicepresidente del Consiglio comunale di Rovio
I Comuni non sono da svendere Leggi tutto »
Lettera di Cinzia Matazzi nella rubrica LETTERE & OPINIONI del CORRIERE DEL TICINO, 15.10.2020
Aggregazione
Se Arogno ha paura dei contrari
Il Municipio di Arogno ha organizzato la votazione popolare consultiva del 18 ottobre sul progetto di aggregazione a quattro (Arogno, Rovio, Maroggia, Melano). Il materiale di voto è arrivato nelle case dei cittadini. Contrariamente alle regole, oltre alla scheda e alle spiegazioni, c’è solo il parere favorevole; non c’è invece il parere di chi è contrario all’aggregazione. Ufficiosamente sentita da un contrario, la Sezione degli enti locali avrebbe detto che non si tratta di una vera votazione ai sensi della Legge sull’esercizio dei diritti politici, per cui il Municipio può prescindere dall’inserire, nella busta ufficiale col materiale di voto, il parere dei contrari. Sorprendente superficialità. Non è una votazione vera e ufficiale? La Costituzione cantonale dice che «i Comuni non possono fondersi con altri Comuni o dividersi senza il consenso dei loro cittadini e l’approvazione del Gran Consiglio» (art. 20, cpv. 1). Il consenso dei cittadini è imprescindibile. Come lo si ottiene? Con una votazione. Che dev’essere una votazione vera, ufficiale. La legge sulle aggregazioni e separazioni dei Comuni stabilisce per questo che il Consiglio di Stato «trasmette ai Municipi la sua proposta, affinché la sottopongano con il loro preavviso alle rispettive assemblee, in via consultiva, entro un termine che sarà loro fissato» e aggiunge che «va garantita un’adeguata informazione alla popolazione» (art. 6 cpv. 3). La votazione popolare consultiva è pertanto un passaggio ufficiale obbligato. È una vera votazione popolare, con obbligo di seggio di voto in ciascuno dei Comuni coinvolti. Senza questo filtro, il progetto d’aggregazione non può proseguire. Consultiva non significa «non vera». Lo svolgimento delle votazioni popolari è disciplinato dalla legge e dal regolamento sull’esercizio dei diritti politici. Per le votazioni comunali il regolamento impone al Municipio regole precise e vincolanti. Il punto fondamentale è il seguente: «L’opuscolo informativo contiene: a) una breve presentazione dell’oggetto con il testo sottoposto al voto e la domanda che figura sulla scheda; b) un testo con le argomentazioni a favore dell’oggetto; c) un testo con le argomentazioni contrarie all’oggetto; d) le eventuali raccomandazioni di voto del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato o, nelle votazioni comunali, del Consiglio comunale e del Municipio» (art. 10, cpv. 3). Il Municipio di Arogno non ha rispettato queste regole. Perché nella busta ufficiale non si è voluto inserire un testo con le argomentazioni dei contrari? Anche ammettendo la tesi fantasiosa secondo cui quella del 18 ottobre non sia una «votazione vera», la correttezza democratica avrebbe dovuto indurre il Municipio a dare spazio in ogni caso sia a chi è pro sia a chi è contro. Fino a prova contraria, la nostra è una democrazia vera. Se ci fosse un ricorso?
Cinzia Matazzi
Arogno
Se Arogno ha paura dei contrari Leggi tutto »
Pubblico questo testo che doveva essere solo un commento all’articolo “Arogno, quale futuro” di Joy G. Cometta, apparso questa mattina sul CdT (10.14.2020)
Se accetti questa aggregazione, non ci saranno altre possibilità di discussioni su alternative migliori, praticabili, possibili, sostenibili. Davanti al piatto servito, dovrai trattare con i convenuti ed eventuali convitati di pietra.
Gian-Luca Lardi, favorevole all’aggregazione, scrive sulle pagine del Cdt di ieri. “È possibile che la lista degli investimenti contenuta nello studio di aggregazione manchi di realismo. Così come è condivisibile la critica che il processo di aggregazione avrebbe dovuto coinvolgere di più anche le voci critiche, ma chi si è trovato a dover gestire questo progetto in tempi relativamente stretti ha optato per compromessi come lo si deve ormai fare in tutti gli ambiti.”
Ma che ragioni ci sono per tutta questa fretta? L’aggregazione bisognava farla a tutti i costi ancora nel corso di questa legislatura? Siccome è una aggregazione che viene dal basso, come è stato detto da un importante rappresentante delle istituzioni, e per basso si deve intendere dai sindaci e non certo dalla popolazione che non è stata coinvolta, quali sono i rapporti di forza fra i sindaci proponenti? Ci sono forse degli interessi che devono ancora palesarsi quali veri motori di questa frettolosa aggregazione?
Il gruppo “Melano a misura d’uomo” paventa che gli ultimi prati verdi del comune, alcuni dei quali molto pregiati e residuali in riva al lago Ceresio, non saranno più difendibili dall’assalto edilizio-speculativo una volta avvenuta l’aggregazione. Considerando che il progetto aggregativo vuole rendere attrattiva la regione per le famiglie, saranno favorite nuove lottizzazioni e nuove costruzioni anche negli altri comparti del “futuro comune”, aumentando ancora la già alta pressione sull’ambiente, gli ecosistemi la biodiversità. Ma possiamo e dobbiamo permetterlo? In questo periodo di grandi incertezze e cambiamenti climatici, le istanze ecologiche e la sostenibilità non sono state invitate al tavolo delle discussioni.
Signori, non è che dobbiamo buttarci a capofitto in questa aggregazione con logica competitiva per difenderci dai poli attrattivi di Mendrisio e Lugano, e per far questo costruiamo infrastrutture, case e palazzine in un territorio, il Ticino, che detiene il secondo triste primato nelle statistiche nazionali per gli appartamenti sfitti. Non dovremmo anche noi considerare la situazione ad un livello un po’ più generale e riesaminare il progetto?
Renato Quadroni